Le nuove minacce da droni e come prevenirle
Il mercato dei droni civili è in piena esplosione e lo sviluppo tecnologico rende accessibili a prezzi sempre più accessibili droni con prestazioni sempre più raffinate.
Oggi nella fascia di prezzo che va da 500€ a 2000€ è possibile acquistare, in maniera totalmente anonima, mezzi in grado di essere pilotati molto facilmente, di compiere missioni automatiche su waypoint predefiniti su una mappa di google, con un range fino 4 – 5 km dal pilota e dotati di telecamere ad alte prestazioni.
La quantità di droni civili presenti sul mercato mondiale attualmente è stimata in 10 milioni con una previsione di superare il 50 milioni prima del 2025. Solo in occasione del Natale 2017 sono stati venduti circa 1 milione di droni. I numeri sono impressionanti.
Lo strumento drone consente di sviluppare infinite applicazioni professionali che andranno a modificare profondamente tantissime attività. Ma come tutti gli strumenti, può essere utilizzato tanto per il bene quanto per il male. E le attività criminali e terroristiche sono state molto rapide nel realizzare il potenziale di questi nuovi strumenti ed a capire come utilizzarli per i propri scopi.
Tutto questo porta a dover riconsiderare tutto il settore della sicurezza che fino ad ora aveva preso poco in considerazione possibili attacchi dal cielo. Di conseguenza si trova forzatamente a dover evolvere da una realtà a due dimensioni ad una nuova realtà a 3 dimensioni.
Esistono quattro macro-categorie in cui possiamo ripartire i pericoli provenienti dai droni, ognuno con diverse sfaccettature e livelli di pericolosità.
La prima categoria riguarda lo spionaggio.
I droni possono trasportare diversi tipi di apparati finalizzati ad operazioni di spionaggio. In questa categoria andiamo dal “paparazzo” che vuole spiare un VIP all’interno di una villa per rivendere immagini scandalistiche, ad una ricognizione da parte di una banda criminale che vuole acquisire informazioni sulla struttura della villa, sulle abitudini del vip e del personale, ecc., per pianificare una rapina, una rapimento o un attacco. Esistono droni consumer, quindi di facile reperimento ed utilizzo, che possono volare a 150-200 mt (e oltre) e tenersi a 100-200 mt dall’obiettivo e con zoom molto potenti raccogliere immagini con dettagli impressionanti. La pubblicità di una di queste camere mostra un campo di pale eoliche e poi zoom successivi fino al leggere la targhetta con il numero di serie del motore di una pala!
A bordo drone possono essere installati microfoni direzionali per ascoltare conversazioni riservate, magari in un ufficio posto al ventesimo piano di un palazzo e per questo considerato sicuro grazie ad un controllo degli accessi.
Ma lo spionaggio riguarda anche i Cyberattacchi. Un piccolo drone come un Dji Phantom 3, con un investimento di poche centinaia di euro, potrebbe trasportare un apparato per forzare le reti wifi ed accedere ai server. Finora la sicurezza era stata basata su una buona protezione perimetrale che metteva in sicurezza il cuore dell’azienda tenendo alla larga i malintenzionati. Oggi è possibile far depositare sul tetto dell’azienda un piccolo drone con a bordo quanto necessario a scardinare la rete informatica. E una volta atterrato sul tetto e spenti i motori anche il tempo a disposizione diventa potenzialmente illimitato. Quindi i due fattori di criticità che sinora giocavano a favore della sicurezza di una rete aziendale, la prossimità e il tempo a disposizione, vengono vanificati da queste nuove minacce.
La seconda categoria riguarda gli attacchi, il terrorismo.
Purtroppo l’ISIS ha maturato negli ultimi anni una grande esperienza nella trasformazione e nell’utilizzo dei droni per condurre attacchi terroristici. Le fonti militari della coalizione hanno riferito un utilizzo quotidiano di droni da parte ISIS in Siria e Irak. I terroristi utilizzano i doni per lasciar cadere razzi esplosivi sui convogli e sui militari, ma anche per effettuare ricognizioni, guidare attacchi kamikaze dal cielo per farli esplodere nel luogo e nell’istante migliore, e per riprendere dal cielo immagini shock dei loro attentati. Ma oltre agli esplosivi i droni possono trasportare minacce chimiche (si pensi all’utilizzo di droni ad uso agricolo con serbatoi di 10-15 litri per aspersione, acquistabili liberamente su alcuni siti internet) o radioattive (nell’aprile 2015 un droni radioattivo venne rinvenuto sul tetto dell’ufficio del Primo Ministro giapponese).
Ma pensiamo anche semplicemente al potenziale effetto di un drone che riuscisse ad apparire sopra una piazza gremita di folla e far dispiegare una bandiera nera dell’Isis (tutti ricordano la tragedia di P.za San Carlo a Torino nel 2017). Ricordiamo al proposito il drone con bandiera etnica Albanese … o il tentativo di dar fuoco a una bandiera anti-Trump a Nantes nell’ottobre 2017, con un drone che trasportava un oggetto incendiato.
Terza categoria riguarda il contrabbando.
Ci sono droni di dimensioni e costi contenuti che possono trasportare da 1 a 15 kg di di peso. Sono progettati per trasportare telecamere e apparecchio fotografici pesanti, ma immaginiamo di sostituire il peso di questi apparati con un un panetto di cocaina da recapitare.
In tutta Europa (Italia inclusa) sono già avvenuti numerosi tentativi di utilizzare i piccoli droni per recapitare dietro le mura o le finestre di un carcere vari tipi di materiale: droga, telefoni cellulari, armi e materiale pornografico. E’ vero che le zone attorno ai carceri hanno una No Fly Zone di circa 2 km di raggio all’interno della quale è vietato il volo, e che i droni più recenti rilevano la posizione e inibiscono il volo all’interno dei quelle aree. Ma è altrettanto vero che chi vuole delinquere può facilmente eludere tali sistemi e un piccolo drone che si avvicina al muro di un carcere al tramonto con il sole alle spalle o di notte è molto difficile da identificare.
Infine la categoria delle collisioni.
Qui la caratteristica delle minacce arriva più da un utilizzo improprio e non autorizzato dei droni che da un impiego criminoso, ma i pericoli sono altrettanto importanti. Innanzitutto le collisioni da volo o caduta drone contro persone. Abbiamo numerosi casi di droni caduti sul pubblico durante una manifestazione o un evento sportivo.
Le leggi italiane vietano totalmente il sorvolo di assembramenti di persone, ma anche qui un conto è la legge e un conto è la possibilità tecnica che un drone si trovi in condizione di precipitare su una folla di persone. Anche per questo motivo (unito spesso al pericolo di attentati) è importante che gli organizzatori o i responsabili della sicurezza di grandi eventi (es. concerti, eventi sportivi, manifestazioni, ecc.) mettano in sicurezza i siti con un sistema di rilevazione e interdizione ai droni.
Sempre nella categoria collisione, un importante capitolo riguarda le collisioni in volo con aeromobili. Specialmente con aerei in fase di decollo o atterraggio.
Questo aspetto riguarda la sicurezza degli aeroporti. Infatti sono numerosissimi i casi di collisioni evitate per poco (near miss) o di collisioni effettive di aerei con i droni. Finora fortunatamente hanno creato solo ingenti danni economici (immaginate la sostituzione di un ala di un aereo che abbia urtato un drone, o i costi di chiusura temporanea di una pista per la presenza di un drone). Ma le simulazioni, fatte da società specializzate, di un drone, anche piccolo, e relativa batteria LiPo che finisce in un rettore di un aeroplano sono drammatiche e fanno pensare alle possibili conseguenze. Un recente studio ha rilevato 1550 casi di near miss a livello mondiale nel 2017, pari a circa 5 al giorno! E l’aeroporto di Dubai, che ha avuto nell’ultimo anno 3 o 4 casi di fermo causato da un drone turistico, ha calcolato in 1 Milione di Dollari il costo al minuto del fermo del’’aeroporto!
Quindi quale soluzione opporre a suddette minacce?
Occorre un sistema che consenta di rilevare la presenza o l’avvicinamento di un drone, che fornisca informazioni sul tipo di drone, sulla posizione e sulla traiettorie, e che, ove possibile, permetta di impedirne l’accesso o di neutralizzarlo. Inoltre questo sistema deve avere un costo accessibile a piccole realtà, per poter andare a coprire tutte le situazioni di sensibilità che abbiamo identificato, e questo taglia fuori tutte le soluzioni di derivazione militare che hanno budget quantificabili in milioni di euro.
Italia Drone e Strix Drone, che ne è la sorella maggiore francese, hanno effettuato una ricerca monitorando i vari sistemi di intercettazione (esistono poche soluzioni civili) ed hanno identificato nell’Antidrone CerbAir la miglior soluzione.
Come funziona?
E’ disponibile sia in versione trasportabile, con i sensori installati su una albero telescopico, elevabile fino a 10 metri di altezza (ideale per la protezione temporanea di luoghi pubblici e di eventi specifici), sia in versione installabile in sito, integrabile con sistemi di video sorveglianza tradizionali (la soluzione idonea per proteggere ville, aziende, carceri, aeroporti, ecc.
Il sistema opera in tre fasi:
1) IDENTIFICAZIONE:
sensori di radiofrequenza percepiscono passivamente tutte le comunicazioni RF in un raggio fino a 2 – 3 km, in funzione della presenza di ostacoli fisici ed elettromagnetici, e grazie ad un algoritmo complesso identificano con precisione le comunicazioni tra radiocomando e drone sia in RF che in WiFi, attivando un allarme nel settore di rilevazione. Questo copre sia droni che penetrano all’interno della zona coperta, che accensioni di drone e radiocomando all’interno della zona stessa
2) RICONOSCIMENTO:
basandosi sul database dei protocolli di trasmissione, viene identificato il protocollo specifico e di conseguenza il tipo di drone che è stato rilevato. In questa fase, quando il drone si avvicina a qualche centinaio di metri dall’installazione delle telecamere, viene ingaggiato dalle stesse che forniscono un tracking grafico sia frontale che sulla mappa per registrare e prevedere la traiettoria del drone stesso. Le telecamere operano automaticamente in diurno e notturno. Tutte queste informazioni permettono all’operatore di prendere la decisione di attivare le contromisure necessarie.
3) NEUTRALIZZAZIONE:
il sistema può integrare un disturbatore (jammer) attivabile manualmente dall’operatore o automaticamente al momento della rilevazione dell’intrusione. Il disturbatore può tagliare la comunicazione RC-drone e in tal caso il drone viene forzato a ritornare al punto di partenza o bloccato a terra inibendone il decollo. Sistemai di mammina di tipo militare possono disturbare anche la connessione GPS e in questo caso il drone viene forzato a un atterraggio controllato sul punto in cui è stato intercettato.
In altri casi sarà il dispositivo di sicurezza ad aver procedurizzato le contromisure da mettere in atto al momento della rilevazione di una intrusione drone: messa in sicurezza del VIP, chiusura dei firewall e dei wifi, invio di una squadra di interdizione, perlustrazione della zona ecc.
Altri tipo di contromisure sono costituiti da cannoni lanciare, droni antidrone lanciare e altre soluzioni. Questo mercato è in pieno sviluppo e potrà sicuramente offrire molte sorprese nei prossimi anni.
Per concludere riteniamo il sistema la miglior soluzione, con un’efficacia di rilevazione prossima al 98% per proteggere vari siti sensibili, dalla villa alle aziende, da eventi sportivi, musicali o politici a edifici istituzionali.
A cura di:
Stephane Chatton, fondatore Italia Drone e Strix Drone, analista ed esperto di sicurezza internazionale
Federico Fogliano, co-fondatore e AD di Italia Drone, direttore commerciale e distribuzione Cerbair per l’Italia