La strategia del caos e del terrore di Putin è indirizzata al mondo intero

L’attacco militare di Putin nei confronti dell’Ucraina è stato uno shock per moltissimi analisti ed esperti, convinti che il Cremlino avrebbe preferito continuare ad agire nell’ombra, magari tramite attacchi cyber. Era opinione diffusa che Putin, valutando i pro e i contro, si sarebbe reso conto che le ripercussioni a seguito di un’eventuale invasione dell’Ucraina si sarebbero rivelate ben peggiori dei possibili guadagni. Ad oggi, infatti, le conseguenze della sua scelta stanno causando alla Russia il default economico, con il rublo che continua a scendere vorticosamente in borsa, l’isolamento internazionale, e proteste tra i cittadini contrari alla guerra, coraggiosamente disposti a farsi arrestare pur di dar voce al proprio dissenso.

La sconsiderata decisione di attaccare l’Ucraina è stata definita “una sconfitta strategica” anche da Antony Blinken, segretario di stato degli Stati Uniti d’America. Effettivamente non sembra che la partita giocata da Putin stia volgendo secondo i suoi piani militari.

Come descritto da Christopher Bort in un articolo sul Foreign Affairs, Putin è un uomo a cui piace rischiare. Questa convinzione non deriva, almeno non solamente, da manie di grandezza, ma da alcuni eventi recenti – Georgia nel 2008, Crimea nel 2014 e Syria nel 2015 – che lo hanno portato a credere che alla fine a vincere è chi rischia di più.

L’invasione della Georgia nel 2008 ha dimostrato che la NATO difficilmente entrerà in conflitto con le truppe russe, se ciò comporta l’eventualità di scatenare una guerra nucleare. Sappiamo ormai bene che tra i motivi alla base dell’attacco di Putin nei confronti dell’Ucraina spicca proprio la NATO e la sua espansione negli anni nello spazio post sovietico.

Nucleare, Putin minaccia di usare armi nucleari

Il Cremlino, anche questa volta, non sembra farsi problemi a mettere al centro del dibattito il tema del nucleare. In una riunione con il ministro della difesa Sergey Shoigu e il capo dello stato maggiore generale Valery Gerasimov, il 27 Febbraio, Putin ha ordinto, in risposta alle dichiarazioni aggressive della NATO, di porre in essere le forze di deterrenza dell’esercito russo in “regime speciale di servizio da combattimento“. Le Forze strategiche di deterrenza si suddividono in Forze strategiche difensive e offensive di cui fanno parte le Forze nucleari. A queste parole sono poi seguiti, i bombardamenti nei pressi della centrale nucleare a Zaporizhzhia, che hanno tenuto il mondo col fiato sospeso. La centrale, tra le più grandi al mondo, è stata conquistata dai russi, ma gli esperti rassicurano che il livello delle radiazioni è rimasto nella norma e che non esista attualmente il rischio di una seconda Chernobyl.

L’intento di Mosca nella conquista della centrale nucleare è duplice: da una parte si vuole tenere sotto controllo le fonti principali dell’energia ucraina, dall’altra continuare a fare pressione psicologica sull’occidente. Putin continua costantemente a ricordare al mondo cosa rischia mettendosi contro la Russia, in una strategia del terrore che ci riporta al tempo della Guerra Fredda.

Errori strategici nel conflitto con l’Ucraina

In ogni caso, l’azione militare in Ucraina non sta andando proprio secondo i piani e procede più lentamente del previsto. In molti hanno ritenuto che l’idea di Putin fosse quella di una guerra lampo come in Crimea, ma questo non è accaduto. Non sappiamo se il blitz fosse davvero parte dei suoi piani, ma sicuramente Putin ha fatto alcuni errori strategici durante l’operazione militare di invasione dell’Ucraina.

Innanzitutto ha sottovalutato la forza e l’unità che si crea in un popolo nei confronti di un invasore esterno: i cittadini ucraini hanno cercato di organizzarsi come potevano per resistere all’attacco, addirittura preparando in casa cocktail molotov da lanciare sui carri armati russi.

Sul piano militare, guerra lampo o meno, sono stati proprio i primi attacchi, che solitamente risultano più d’impatto grazie all’effetto sorpresa, a non andare come sperato per la Russia. Uno dei fallimenti più evidenti è stato per Putin non essere riuscito ad ottenere la superiorità nei cieli. Secondo il Ministero della Difesa Ucraina, la Russia ad oggi avrebbe perso 81 aerei e 95 elicotteri, perdite enormi se si considera che, prima dell’inizio del conflitto, si riteneva che la Russia avrebbe ottenuto il controllo dello spazio aereo nelle prime 72 ore del conflitto. Il Cremlino, inoltre, non ha inserito tra le sue priorità l’eliminazione dei missili terra-aria ucraini, che stanno causando molte vittime tra i russi impedendogli la supremazia aerea.

https://twitter.com/MFA_Ukraine/status/1503665845234552832

Profughi utilizzati come armi

Tra le tattiche più deprecabili messe in campo da Putin risalta certamente quella relativo alla strumentalizzazione dei rifugiati. Il Cremlino mira evidentemente a creare più profughi possibili e ad utilizzarli come armi per scuotere l’occidente: solamente nelle prime due settimane di conflitto, più di due milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case.

La Russia ha attaccato ospedali e fatto fuoco sui corridoi umanitari non per un errore di valutazione, anzi. Putin sa bene che i profughi sono un mezzo potente per destabilizzare i paesi vicini, e non si farà scrupoli a creare più caos, terrore e paura possibili tra i civili. Non va dimenticato inoltre che la guerra è stata lanciata durante l’emergenza Covid, un’epidemia con la quale il mondo intero fa i conti da oltre 2 anni e con la variante Omicron ancora molto attiva in tutta europa e in Ucraina, realizzando così una combinazione letale dove le infrastrutture mediche prima paralizzate dalla pandemia ora vengono portate al collasso dalla guerra.

Le sanzioni dall’Europa verso la Russia

L’Europa sta rispondendo all’escalation russa con forti misure punitive volte a minare la stabilità del paese attraverso 6 pacchetti di sanzioni ad oggi rilasciati. Numerose le restrizioni finanziarie e le sanzioni economiche, che vanno a colpire personalmente Putin oltre a 160 persone collegate all’invasione dell’Ucraina. I beni della banca centrale russa sono stati congelati ed è attualmente vietato ad ogni persona o entità di seguire operazioni con essa, il sistema SWIFT è stato bloccato per sette banche russe e tre bielorusse.

Le sanzioni hanno compreso anche aspetti non puramente economici, come il divieto ai vettori russi di entrare nello spazio aereo dell’UE e la messa al bando in tutta Europa di Russia Today e Sputnik, principali canali di propaganda del Cremlino.

Attualmente, come riportato da Bloomberg, la Russia è il paese più sanzionato al mondo, superando l’Iran e la Corea del Nord.

Le grandi azienda lasciano la Russia

A contribuire ulteriormente alla pressione sull’economia russa si aggiunge l’esodo di massa da parte di grandi multinazionali che operavano in Russia in diversi settori.

Il primo a volersi distaccare dalle scelte del Cremlino e a condannare le sue azioni belliche è stato il gigante petrolifero British Petrolium, seguito poi da Equinor, Shell e Exon. Sul settore auto nomi del calibro di Ferrari, Volkswagen e Toyota hanno sospeso la produzione in solidarietà con l’Ucraina. Anche Ikea, Nike, Apple, Mcdonald e moltissimi altri brand continuano ora dopo ora ad unirsi al boicottaggio.

Tuttavia, le sanzioni alla Russia hanno dei grossi effetti negativi anche sul resto del mondo, soprattutto su chi, come l’Italia, ne dipende fortemente.

Per l’economia globale, si prevede un aumento dei prezzi nel settore alimentare ed energetico. Russia e Ucraina costituiscono il 29% del mercato globale delle esportazioni di grano e in Italia si cercano alternative alla dipendenza dal gas russo: nel 2020 ne copriva il 43% del fabbisogno nazionale.

L’aiuto militare all’Ucraina e la richiesta di No-Fly Zone di Zelensky

Oltre alle sanzioni, molti paesi UE hanno deciso di inviare armi e mezzi militari all’Ucraina, per aiutarla a contrastare l’armata russa.

Il presidente Zelensky continua ad invocare l’istituzione di una No-Fly Zone, sulla quale l’occidente rimane cauto. La No Fly Zone, che implica l’utilizzo di pattuglie aeree in modalità offensiva, sarebbe indubbiamente vista come un atto di guerra da parte di Putin e potrebbe tramutarsi nella scintilla in grado di far scoppiare la terza guerra mondiale.

La strada dei negoziati e della diplomazia rimane per adesso ancora in stallo, con entrambe le potenze in gioco non disposte ad arretrare sulle proprie condizioni. La situazione rimane in costante aggiornamento.

 

A cura della Redazione

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