Videosorveglianza urbana integrata: a Livorno il primo accordo interforze a prova di privacy
Polizia locale, Carabinieri e Polizia di Stato da qualche settimana nella città dei 4 Mori possono utilizzare congiuntamente la stessa nuova, moderna infrastruttura di controllo elettronico del territorio messa a disposizione dall’amministrazione comunale per la tutela della sicurezza pubblica e urbana: un ottimo risultato, che premia l’impegno profuso da chi ritiene necessario potenziare al massimo l’operatività interforze nello spirito della sicurezza urbana integrata a prova di privacy.
È stato infatti sottoscritto a Livorno, il 12 marzo 2020, il primo protocollo operativo interforze per la contitolarità del trattamento dei dati personali derivanti dall’impiego dei sistemi di telecontrollo del territorio. Ovvero di utilizzo coordinato, congiunto e organizzato della videosorveglianza urbana affinché ogni organo investigativo, nel rispetto delle diverse attribuzioni riconosciute per legge, possa operare serenamente. Anche per supportare adeguatamente il lento, auspicabile ritorno alla normalità in modalità coordinata interforze ai sensi della circolare del Ministero dell’interno del 10 aprile 2020.
Il nuovo impianto di videosorveglianza urbana installato dal comune labronico servirà al meglio tutte le forze di polizia dello stato e non solo la polizia locale. Ma nel pieno rispetto della tutela dei dati personali, alla luce dell’accordo di contitolarità sottoscritto il 12 marzo 2020 in prefettura dopo il via libera del Viminale. Si tratta della prima convenzione sottoscritta a livello nazionale per un utilizzo condiviso dello stesso impianto di videosorveglianza urbana tra forze di polizia locale e dello Stato aggiornata alla riforma europea sulla tutela dei dati personali.
La gestione della videosorveglianza urbana integrata a norma di privacy è infatti talmente complessa da mettere in difficoltà qualunque progettista. Anche perché oltre alle nuove regole sulla tutela dei dati personali tra regolamento Ue 2016/679 e direttiva Ue 2016/680 subentrano le disposizioni sui rapporti interistituzionali dove di fatto i comuni hanno la materiale disponibilità degli impianti mentre le forze di polizia dello stato hanno le specializzazioni richieste per le attività investigative più riservate. Permettere semplicemente a polizia e carabinieri di utilizzare gli impianti di videosorveglianza in caso di necessità per indagini di polizia giudiziaria è riduttivo. Meglio consentire agli operatori in divisa di utilizzare sempre in completa autonomia tutte le strumentazioni che vengono progressivamente posizionate sui territori. Specialmente se si tratta di tecnologie innovative con analisi video, lettura targhe e intelligenza artificiale. Ma per regolarizzare queste attitudini serve regolare i rapporti tra Comuni e prefetture mettendo al centro la tutela dei dati personali, in un processo che deve essere governato fin dall’inizio seguendo il concetto di privacy by design. Proprio quello che è successo a Livorno, dove il Comune ha recepito la richiesta dell’Utg di potenziare i sistemi di videosorveglianza per finalità anche di sicurezza pubblica. E all’esito dell’installazione, prima di utilizzare i nuovi dispositivi, ha richiesto di formalizzare l’uso di queste installazioni con un accordo di contitolarità sul trattamento dei dati personali.
Il Sistema di Videosorveglianza di Livorno, dalla sua idealizzazione alla sua realizzazione, ha percorso un iter complesso e articolato che ha visto una prima fase di idealizzazione e progettazione di un sistema generale, destinato principalmente a soddisfare le esigenze di sicurezza urbana e a ricercare e integrare le innovazioni tecnologiche in ambito di videosorveglianza che potessero essere ritenute più idonee o utili a soddisfare le esigenze del servizio di Polizia.
Vi è stata poi una seconda fase dove attraverso incontri con rappresentanti delle varie Forze di Polizia si sono individuate, delineate e definite eventuali loro esigenze investigative con individuazione di determinate aree o strade che, a seguito di analisi dei dati pregressi ed attuali del momento di reati occorsi, sono risultate più “interessanti” e “utili” da un punto di vista di videosorveglianza e/o lettura dei veicoli in transito.
Alla seconda fase, compatibilmente con le risorse disponibili e a seguito di una mediazione tra esigenze sia legate alla sicurezza urbana sia di ordine e sicurezza pubblica e prevenzione o repressione dei reati, grazie a un intenso lavoro e collaborazione interistituzionale, si è addivenuti a una rielaborazione e nuova progettazione esecutiva.
In seguito alla formulazione del progetto definitivo ed esecutivo, previa sottoscrizione dello stesso a livello locale da parte di tutte le forze di polizia statali, locali e dei vertici delle varie istituzioni interessate quali Prefettura, Questura, Arma dei Carabinieri e Comune, tale progetto ha percorso l’iter di approvazione e nulla osta da parte dei Ministeri competenti (Interni e Difesa).
Successivamente, grazie anche al riconoscimento, in sede di comitato di ordine e sicurezza pubblica, della necessità e bontà del progetto di videosorveglianza proposto ai fini della tutela della sicurezza urbana, ordine e sicurezza pubblica nonché di prevenzione o repressione dei reati, e ove già si identificavano “finalità e destinazioni d’uso” di quello che sarebbe stato il nuovo sistema di videosorveglianza, si è potuto predisporre e proporre alle altre istituzioni interessate al cosi detto “Accordo di Contitolarità”.
Un accordo che ha recepito e definito i “pilastri” previsti dal GDPR e Direttiva sul trattamento dei dati da parte di più soggetti, con individuazione e definizione di tutte le procedure a sicurezza e tutela dei dati nonché di garanzia dei soggetti interessati, con relativa codifica – attraverso diagrammi – dlle procedure previste per esercizio dei diritti di accesso, conservazione dei dati, garanzie a tutela degli interessati, finalità e destinazione d’uso, sulla base normativa delle varie competenze istituzionali, di tali dati.
Una volta ricevuti i nulla osta a livello locale, tale bozza di accordo è stato inviata dalla locale Prefettura al vaglio e visto finale del Ministero dell’Interno.
Un percorso non immediato, durato molti mesi, che ha visto nel tempo il succedersi di attori che a vario titolo subentravano in ruoli istituzionali, con la relativa necessità di procedere a un loro coinvolgimento e informazione ex novo e relative tempistiche.
È stato però grazie alla “determinazione e volontà” di collaborazione palesate in ogni momento da tutti gli attori, di volta in volta interessati o coinvolti, recepiti alcuni più che legittimi “osservando” da parte dello stesso Ministero dell’Interno, si è giunti, in una data che potremmo definire storica – il 12 marzo 2020 – alla stesura finale. Il primo accordo di contitolarità sul sistema di videosorveglianza ha ricevuto così il suo “battesimo” e relativo nulla osta definitivo da parte del Ministero dell’Interno, aprendo così la strada all’utilizzo condiviso, per fini istituzionali, di risorse tecnologiche importanti e all’avanguardia, detenute spesso dai soli Comuni.
Con la circolare del Ministero dell’interno del 10 aprile 2020, avente per oggetto l’attività di prevenzione conseguente all’emergenza Covid-19, il Viminale ha ribadito ai prefetti che “in linea con le azioni sviluppate in materia di sicurezza urbana integrata, si invitano, pertanto, le ssll a rafforzare la strategia complessiva di governo fondata, oltre che sull’adozione di misure di vigilanza e controllo del territorio, su una generale azione di prevenzione situazionale, in concorso con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, da attivare sinergicamente in una logica di sicurezza partecipata e attraverso tutti gli strumenti che il quadro normativo vigente prevede”. In buona sostanza un motivo ulteriore per valorizzare l’impiego condiviso delle migliori tecnologie nel rispetto di tutte le norme per valorizzare l’azione di prevenzione e l’attività delle forze dell’ordine.
In tale ultima circostanza, il sistema di videosorveglianza si è rilevato di particolare utilità e funzionalità sia per ridurre il numero di pattuglie necessarie al controllo del territorio (in quanto in buona parte dello stesso, essendo videocontrollato, con un solo operatore presso la centrale, è stato possibile verificare in tempo reale nelle zone videocontrollate l’eventuale presenza già sul formarsi di assembramenti e poter così destinare le pattuglie sul territorio al concentramento prioritario sulle aree non videocontrollate) sia per verificare in tempo reale, attraverso statistiche e analisi dei flussi veicolari registrati dalle telecamere LPR, se il volume del flusso veicolare tendesse nel tempo a diminuire a seguito dell’attività di deterrenza, controllo e verifica da parte delle pattuglie della Polizia Locale e delle altre Forze di Polizia; limitando quindi ai soli casi previsti dalla norma la circolazione di veicoli, come evincibile dal grafico riportato a latere e dove si evidenzia nel periodo in esame, nonché di vigore delle norme anti COVID-19, il costante calo nel tempo dell’andamento del volume del flusso veicolare giornaliero, con elaborazione della curva della tendenza e che mostra essere stato in netta diminuizione.
Articolo a cura di Stefano Manzelli e Riccardo Martelloni