Valutazioni di natura statistica e strategica sulla gestione della Pandemia da SARS COV2
Premesso che non sono contrario ai vaccini, ritengo fondamentale e doveroso rispettare il pensiero e le scelte di chiunque, soprattutto perché così è previsto dalla Costituzione e dalla Civiltà. Ho trascorso la mia vita a studiare fenomeni sociali ed eventi emergenziali, intervenendo in prima linea durante il lockdown. Ritengo, sommessamente, che vada fatta un’analisi degli eventi legati alla pandemia solo ed esclusivamente dall’ottica di analisi dei rischi.
Mentre scrivo l’Ansa sta informando che probabilmente in Germania, per la recrudescenza del virus (forse si tratta di una nuova variante) verrà imposto il tampone a tutti, vaccinati e non dato che, a conferma di quanto affermava mesi e mesi fa lo stesso dr Fauci, anche chi si è sottoposto alla cura sperimentale è comunque veicolo di contagio.
Da quando la campagna di sperimentazione di farmaci anti covid, chiamati erroneamente vaccini (e questo è un elemento fondamentale nell’analisi del rischio), è stata allargata all’intera popolazione e non si è più limitata a categorie ben precise (anziani), chiedo dove sono consultabili i piani di mitigazione dei rischi e di prevenzione di effetti indesiderati (primo fra tutti la diffusione di varianti).
Assistiamo al più grande esperimento di somministrazione di farmaci sperimentali della storia e sono certo che qualcuno (certamente non nelle ASL né nei comitati tecnico scientifici), magari in uno scantinato, abbia fatto un minimo di brain storming su un argomento così delicato, passando dalla contingenza alla strategia.
Nessuno risponde.
Un conto è somministrare in tutti i modi possibili farmaci sperimentali al maggior numero di noi, comuni mortali. Noi non abbiamo ruoli di importanza strategica. Come padri e madri di famiglia facciamo cose normali: lavorare, fare la spesa, giocare coi nostri figli. Noi possiamo permetterci una variante nuova di SARS COV2, qualche infarto, qualche miocardite, qualche trombosi.
Altro è somministrare un farmaco sperimentale a chi occupa ruoli di potere, strategici per la Nazione.
I verbali dei Comitati Tecnico Scientifici de-secretati dopo enormi sforzi sono disarmanti. Cosa si prevede di fare se ci fossero effetti inattesi o l’effetto dei farmaci avesse ripercussioni sul normale vivere sociale?
Ci sono protocolli ad hoc per gli effetti percentualmente previsti (quindi certi)?
Qualcuno ha dedicato del tempo a fare analisi e previsione dei rischi indipendentemente dall’analisi costi benefici delle misure di volta in volta intraprese (lockdown, mascherine, vigile attesa etc) che, chiaramente, non è stata mai fatta (con cadenza semestrale siamo daccapo come nel gioco dell’oca)?
Se me lo avessero raccontato non avrei mai creduto che i vertici delle nostre Forze Armate, tutti coloro che presidiano le infrastrutture critiche e strategiche, i vertici della Protezione Civile, maestri nell’analisi dei rischi e delle probabilità, siano passati da una condizione in cui potevano controllare e mitigare i rischi di contagio nelle loro fila (sia militari che paramilitari che civili), semplicemente adottando delle contromisure comportamentali (la Svezia insegna e dimostra), ad una situazione in cui sono tutti indistintamente a rischio per essersi somministrati un farmaco sperimentale senza averne la necessità oggettiva (le statistiche hanno sempre parlato chiaro e chi fa analisi rischi vive di statistiche e probabilità).
E’ impensabile. Neanche su Scherzi a Parte.
Spero di riuscire a trasmettere almeno un decimo dello stupore e della costernazione che provo ormai da mesi. Tutto sembra un incubo un tremendo incubo, al punto da farmi pensare che la finzione sia all’opera. La verità è così evidente che è sotto gli occhi di tutti, come l’elefante nel cappello del Piccolo Principe. L’unica speranza è che, se mi sbagliassi e “veramente” tutte le figure strategiche della nazione che hanno assunto farmaci sperimentali almeno prima si siano fatte dare i lotti placebo previsti in ogni sperimentazione.
Per poter far felici gli opinionisti ed i media che li ritraevano durante la fatidica puntura…
Più che pensare lo spero con tutte le mie forze.
Scrissi nel 2020, ad inizio pandemia che quella col virus era una guerra asimmetrica.
Il virus faceva come i terroristi: saturava il sistema sanitario già decadente e sfibrato, con i feriti, approfittando delle Asl completamente disorganizzate e incapaci di gestire ed analizzare dati né di fare esperienza dagli eventi (basti pensare all’hackeraggio della Regione Lazio).
La guerra andava combattuta comune per comune. Gli strumenti per farlo c’erano e ci sono sempre stati.
Nella tragedia dei morti, poi, scoprimmo che non si moriva “di virus” ma “con il virus” e soccombevano soprattutto gli anziani.
Andamento mai smentito dalle statistiche, ma solo dai giornalisti e dalla stragrande maggioranza dei tromboni che, non lavorando in prima linea, avevano (ed hanno) tempo per rilasciare interviste e dichiarazioni ed andare a caccia di casi, spesso distorti ad arte.
Le cure iniziavano a emergere, i medici (specie quelli italiani) sono creativi e amano il loro lavoro ma soprattutto amano il Popolo di cui sono parte integrante, la mortalità specifica veniva via via ridotta.
Una cura sperimentale (non è corretto né scientificamente né legalmente definirla “vaccino”) fece intravedere una speranza al mondo.
Il solito dilemma tra tattica e strategia alla base della resilienza.
Fantastico, dicemmo. proteggiamo gli anziani che sono quelli più a rischio. Fin qui tutto fila perfettamente liscio, un approccio da manuale: un rischio relativamente calcolato e circoscritto.
I problemi in materia di gestione dei rischi sono nati dopo, quando la cura sperimentale è stata estesa, resa universale spesso in modo subdolo e con armi raffinatissime di moral suasion.
L’innalzamento del rischio è così grave da rendermi quasi certo (direi che lo spero con tutte le mie forze), che molte notizie, dati e numeri non siano affatto veri perché se lo fossero significherebbe che chi governa la nostra Nazione, che affonda le sue radici nell’Impero di Roma, quindi con un’esperienza millenaria in termini organizzativi e militari, ha fatto uno dei più gravi errori strategici e tattici della storia ed ha messo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza.
La cura sperimentale definita “vaccino” è diventata una cura universale nonostante sia ovunque dichiarato che è sperimentale dagli stessi produttori che fanno firmare ad ogni paziente una manleva universale.
In questo momento, almeno sulla carta, vorrebbero farci credere che sono stati inoculati tutti i vertici delle Forze Armate, i Servizi Segreti, tutti i dipendenti delle Aziende Strategiche, tutti gli operatori delle Infrastrutture Critiche e, infine, la stragrande maggioranza dei Medici e degli Operatori Sanitari, per non parlare dei Vigili del Fuoco delle Forze dell’Ordine, dei Piloti di aereo, dei controllori di volo, degli autisti di autocisterne e tanti altri.
Ditemi che non è vero, datemi un pizzicotto per svegliarmi.
Da una situazione in cui il rischio di diffusione del virus e dei suoi effetti, bene o male, era controllabile e statisticamente di minimo impatto, proprio per le categorie appena elencate, applicando delle contromisure perlomeno irrazionali, siamo passati senza rendercene conto ad una situazione tutta nuova.
Invece di ritorno alla normalità abbiamo determinato di fatto un livello superiore di rischio rispetto ad un anno fa: abbiamo peggiorato lo scenario di guerra asimmetrica, cosa di per sè estremamente difficile, ma ci siamo riusciti.
C’è il nuovo rischio, incontrollabile ed imprevedibile, ma limpidamente descritto nei bugiardini delle cure sperimentali: quello di effetti collaterali percentualmente certi (nonostante l’assenza dei test e della sperimentazione propria di ogni “vaccino”), cui sono soggetti tutti coloro che in perfetta buonafede hanno accettato le cure sperimentali.
Questo rischio è stato scientemente (almeno sulla carta) diffuso in ambienti e contesti in cui il virus non sarebbe mai arrivato o, in cui, comunque, avrebbe fatto pochissimi danni per l’età e la costituzione dei componenti (le statistiche ISS, OMS parlano chiaro e sono inequivocabili).
Questo non può essere vero, è tutta una finzione.
Non ce li vedo proprio i giovani politici che per primi si prestano alla scienza, proprio non ce li vedo.
Se lo hanno fatto nonostante le statistiche e l’età ed i molteplici casi di infezione superata (i social documentavano passo passo ogni loro starnuto), che li collocavano per età al di fuori di ogni possibile rischio di morte, significherebbe che non hanno proprio a cuore la loro sopravvivenza, figuriamoci quella della Nazione.
Forse ora stiamo andando molto oltre: la realtà supera la fantasia…
Articolo a cura di Francesco Maria Ermani
Mi occupo di sviluppo socio-economico dal 1990, specializzato nell’analisi del rischio e nella costruzione della resilienza.
Security Manager certificato UNI 10459.
Esperto di Metodi e Strumenti per la Sicurezza Urbana Integrata