Ustionarsi in casa: cosa fare e cosa non fare
In Italia circa 280 persone all’anno muoiono per ustioni in ambiente domestico. Si tratta prevalentemente di bambini di età fino ai 4 anni e di anziani, categorie in genere più esposte a rischio perché “fragili” e perché trascorrono gran parte del proprio tempo nella propria abitazione. I dati sono desunti dal progetto PRIUS (PRevenzione degli Incidenti da Ustione in età Scolastica) finanziato dal Ministero della Salute e realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’ustione è una lesione provocata dall’azione del calore su una superficie più o meno estesa del corpo con conseguenti danni che sono in rapporto al grado di temperatura dell’elemento ustionante e al lasso di tempo nel quale il tessuto è stato a contatto con la causa che l’ha prodotto. Ovviamente, maggiori sono la temperatura e il tempo di contatto, maggiori saranno i danni che il tessuto subirà. Le cause di ustione possono essere varie e diverse: fiamme libere su fornelli, stufe, caminetti, barbecue, metalli arroventati – come ad esempio il ferro da stiro -, liquidi bollenti – come l’acqua che bolle in pentola o l’olio che frigge – o sostanze chimiche di uso comune in casa, come acido muriatico, ammoniaca o soda caustica, prodotti antiruggine contenenti acido fluoridrico; ma la stessa corrente elettrica è in grado di provocare ustioni.
Il luogo della casa più pericoloso per incidenti nell’adulto è la cucina, dove avviene il 43% degli incidenti domestici, gran parte dei quali ustioni, prevalentemente a carico delle donne.
Nel bambino è il soggiorno ad essere il locale a maggior rischio complessivo (quindi non solo ustioni) con una percentuale del 29% tra i maschi e del 38% tra le femmine, ma è ovvio che anche per il bambino la cucina rappresenta il luogo ove più frequentemente si verificano incidenti da ustioni. La gravità delle ustioni è in rapporto alla profondità dello spessore di tessuto danneggiato e, ovviamente, all’estensione dell’ustione stessa. In questa ottica le ustioni vengono classificate in gradi da uno a quattro a seconda della gravità. Nel primo grado si manifesta soltanto un eritema ed una modica tumefazione della cute; in pratica è stata interessata solo l’epidermide (ustioni epidermiche). Nel secondo grado (ustioni dermiche) è interessato anche il derma, con formazione di bolle e vescicole. Le ustioni sottodermiche (terzo grado) evidenziano fenomeni di necrosi dell’intero spessore della cute, che in qualche caso possono ulteriormente approfondirsi nei tessuti sottostanti. Il quarto grado evidenzia tessuti completamente carbonizzati. È ovvio che le ustioni richiedono l’intervento urgente del medico o meglio ancora dell’ospedale, in particolare, nei casi di gravità, una struttura dotata di un cosiddetto Centro Ustionati; solo le piccole ustioni, quelle di primo grado, possono curarsi in casa, purché l’ustione non abbia una estensione superiore al 10% della superfice corporea del bambino o al 15% nel caso dell’adulto.
Cosa è possibile fare per proteggere noi stessi e i nostri cari dal rischio di ustioni? Una buona prevenzione è l’insieme di azioni che tendono a far sì che l’incidente non accada; dobbiamo perciò cercare di modificare i comportamenti a rischio attraverso una buona educazione sanitaria e una meritevole opera di informazione del cittadino. Importanti ed efficaci possono presentarsi i brevi corsi di formazione riservati ad alunni delle scuole elementari che possono divenire delle vere e proprie “sentinelle della sicurezza domestica” trasmettendo ai familiari le notizie apprese e diffondendo le buone pratiche da seguire in casa per prevenire il rischio di ustioni e non solo questo. Si devono quindi adottare alcune norme di comportamento semplici, di uso comune, magari integrandole con l’uso di appositi dispositivi di sicurezza. Bisogna, quindi:
- proteggere, con vere e proprie barriere, il caminetto, le stufe e altre fonti di calore a evitare contatti accidentali di bambini, anziani o disabili;
- tenere in alto, fuori dalla portata di bambini, o comunque di anziani non collaboranti, gli oggetti pericolosi perché possibili fonti di fuoco (fiammiferi, accendini ecc);
- non spruzzare liquidi infiammabili sul fuoco acceso (barbecue, camino ecc.) e comunque tenere lontani bambini e anziani non collaboranti soprattutto quando, come nel caso della cottura di cibi con barbecue, questo strumento sia rappresentato da struttura instabile o precaria; la presenza di bambini a un passo dal barbecue, in attesa trepidante che gli venga servito il cibo, è purtroppo un’immagine consueta dei nostri album fotografici;
- posizionare sempre pentole e padelle sui fornelli posteriori del piano cottura facendo attenzione che i manici non sporgano dal margine anteriore del piano cottura e siano sempre rivolti lateralmente e mai verso altri fuochi accesi perché potrebbero divenire incandescenti e, allorché imprudentemente presi con mano o anche con presina non idonea dal cuoco, potrebbero essere lasciati cadere a causa del dolore. Utile si presenta l’applicazione intorno al fornello di una ringhiera asportabile a protezione dei bambini. Utile altresì, a nostro parere, posizionare sulla parete che si affaccia sul piano cottura un grande cartello che ricordi al “cuoco di turno” di utilizzare questa procedura di sicurezza. Si consiglia altresì di non riempire mai pentole e padelle, con troppa acqua o troppo olio, per più di un terzo della loro capacità. Si raccomanda ancora di non tenere sul piano di cottura strofinacci e rotoli di carta vicino ai fornelli accesi. Sarebbe buona norma inoltre che chi si avvicina ai fornelli – cuoco che sia o altri – non indossi abiti con maniche svolazzanti o di tessuto sintetico, facilmente infiammabile. Altra raccomandazione, nel caso di forno a gas, è di controllare che gli ugelli e i punti fuoco siano sempre puliti, ad evitare che la presenza di oli possa alimentare fiamme;
- non bere liquidi bollenti mentre si tiene in braccio un bambino;
- usare i vetri atermici per la cottura di cibi in forno o comunque porre la massima attenzione quando si tira fuori dal forno una pietanza calda usando presine di buona qualità;
- evitare di porre il viso sulla caffettiera per verificare se il caffè sale; non è infrequente il rischio di esplosione o di getto di liquido bollente;
- evitare di posizionarsi nelle immediate vicinanze della pentola a pressione quando è in funzione perché non è infrequente la sua esplosione;
- controllare la temperatura dei cibi che escono dal microonde: il contenitore può risultare tiepido o freddo, ma il contenuto potrebbe essere bollente;
- regolare il termostato dell’acqua calda a una temperatura inferiore ai 50 gradi;
- non lavare il bambino direttamente sotto il rubinetto dell’acqua calda. Prima del bagnetto, è buona norma immergere un gomito per sincerarsi che tutto sia a posto;
- posizionarsi seduti sul bidet solo dopo aver regolato la temperatura dell’acqua; soprattutto l’anziano con difficoltà di movimenti, allorché investito da getto di acqua bollente sulla zona sacrale non riesce a sottrarsi agevolmente sia perché impacciato nei movimenti sia per il dolore che avverte; spesso, peraltro, l’ustione è complicata dai danni di conseguente caduta;
- non utilizzare fuochi d’artificio o almeno leggere bene le istruzioni e acquistare solo prodotti sicuri;
- non lasciare mai il ferro da stiro ancora bollente ad altezza di bambino;
- non tenere nella parte bassa dei mobili prodotti per la casa pericolosi e in grado di provocare ustioni, a tutela dei bambini che potrebbero accedervi;
- tenere in apposito luogo separato prodotti per la casa altamente tossici e in grado di provocare ustioni (ammoniaca, acido muriatico, soda caustica o prodotti antiruggine contenenti acido fluoridrico ecc.) o proteggere l’armadietto contenitore con chiusure di sicurezza, facilmente reperibili in commercio;
- non miscelare tra loro diversi prodotti disinfettanti-detergenti, peraltro esponendo il volto e il corpo ai fumi che possono sprigionarsi;
- non fumare a letto, oppure, se proprio non se ne può fare a meno, utilizzare lenzuola ignifughe facilmente reperibili in commercio a prezzi abbordabili;
- controllare l’integrità di fili e prese elettriche per evitare il rischio di ustioni da elettrocuzione.
Come comportarci poi in casa di fronte a un incidente da ustione? Va sottolineato che le prime manovre sono le più importanti perché possono condizionare il futuro della vita dell’ustionato. È importante dettare poche norme, ma essenziali e alla portata di tutti.
La prima cosa da fare in caso di ustione è sottoporre la parte colpita a un getto di acqua fredda, magari presa dal frigo, fino a quando il dolore non si attenua e in modo da alleviarlo. Nel caso di scottature estese, in attesa dei soccorsi, posizionare l’ustionato in vasca da bagno o doccia e irrorarlo con acqua fredda per almeno 20 minuti. Se vi è stato un ritardo nell’iniziare a raffreddare l’ustione, si può ancora procedere al raffreddamento anche dopo tre ore dall’incidente. Ad evitare l’ipotermia, costante nel soggetto con ustioni estese, irrorarlo, dopo la fase iniziale di qualche minuto con acqua fredda, con acqua tiepida ma non calda. Rimuovere poi i vestiti, avendo cura di non forzare il distacco ove questi aderiscano tenacemente alla pelle ustionata.
Per piccole scottature è opportuno non usare olio, albumi, dentifrici, patate, farina, talco perché rallentano il processo di guarigione e possono infettare la ferita. Non usare mai il ghiaccio, perché si potrebbero creare ulteriori lesioni dovute alla differenza di temperatura. Se si fossero formate bolle, è opportuno bucarle con aghi sterili e disinfettarle con prodotti non alcolici.
BIBLIOGRAFIA
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Sutton D, Wright MD, Cooling for thermal burns: Clinical effectiveness and guidelines, Canadian Agency for Drugs and Technologies in Health, 2019.
Australian and New Zealand Burn Association, Management of Burns and Scalds in Primary Care, 2007.
Pesacane G., La governance della sicurezza domestica, Safety & Security Magazine, 2019.
Articolo a cura di Bruno Zamparelli
Medico, igienista, è stato direttore sanitario di numerosi ospedali e policlinici universitari. È presidente della Società Italiana Rischio Clinico, vicepresidente della Società Italiana di Health Horizon Scanning, presidente dell’ANMDO Campania, Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera.