Terrorismo – Il fanatismo delle idee – Dalle B.R. ad Al Qaida

Il terrorismo jihadista dei nostri giorni ha parecchio in comune con quello anni 70 brigatista e di Prima Linea. Questi ultimi, nel panorama nazionale, hanno rappresentato i due gruppi terroristici di maggior rilevanza criminale ed organizzativa e per questo in qualche modo assimilabili per obbiettivi e struttura organizzativa ad Al Qaida ed all’I.S.

PL nasce nel 76, ed ha come obbiettivo quello di rappresentare le masse proletarie senza però trasformarsi in una élite di combattenti. A loro modo, PL assimilabile per struttura ed obbiettivi all’I.S., riteneva di essere una alternativa alle BR, come oggi accade tra I.S. ed Al-Qaida dove la prima utilizza un approccio sociale inclusivo tale da permettere a chiunque voglia farne parte di agire anche senza avere ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione. Di contro, Al-Qaida rappresenta un po’ quello che hanno rappresentato le nostre BR cioè l’élite guerrigliera che lotta contro gli Stati canaglia.

Le Brigate Rosse nacquero con l’intento dichiarato di indicare la strada per raggiungere il potere ed instaurazione la “dittatura proletaria”, Al-Qaida nasce con lo scopo di instaurare la “dittatura della sharia” e per giungere a questo utilizza il terrore alla stessa strega delle BR ed è organizzata come loro in una struttura verticistica piramidale con in capo una “élite” di coordinamento comando e controllo.

I brigatisti e PL, ritengono che all’occupazione nazifascista della seconda guerra mondiale sia seguita quella economico-imperialista dello Stato Imperialista delle Multinazionali, direttamente riconducibile agli Stati Uniti e questo serviva a giustificare la lotta armata tesa all’insurrezione verso lo Stato italiano per poi instaurare una democrazia popolare di stampo leninista, cosa che ha molti tratti in comune con i Qaidisti i quali ritengono che dopo il disfacimento di Iraq e Afghanistan causato secondo loro dagli “Stati Imperialisti” era doveroso intraprendere la lotta armata come avevano fatto i brigatisti italiani. Un altro elemento distintivo èche tutte queste organizzazioni rifiutano oggi ed hanno rifiutato ieri la definizione di “organizzazione terroristica”, ritenendosi dei “guerriglieri”.

Un altro tratto distintivo di tutti questi gruppi è il fanatismo che nasce dall’idea di una visione assolutista della società, per cui l’azione terroristica viene vista come tale solo da chi la subisce e non da chi la perpetra. Solo questo sarebbe già sufficiente per comprendere che combattere questi fenomeni è cosa ardua e che richiede non solamente risorse in termini economici e di intelligence ma anche di interventi socio-culturali tesi a dissipare la forza d’urto di queste idee di lotta ideologica, religiosa ed armata contro gli ideali illuministi dell’occidente.

Chiuso il capitolo stragista imputabile al tentativo insurrezionalista della BR ed affini, oggi l’Italia continua ad avere una pervicace e persistente presenza di anarco-insurrezionalisti che continuano l’opera terroristica. A questi vanno aggiunti i Qaidisti, quelli dell’I.S. e di altri gruppi più o meno organizzati ma sempre di matrice jihadista islamica che operano nel territorio italiano ma al momento “fortunatamente” solo in chiave logistica. Una parte importante di questa opera avviene attraverso la gestione e l’organizzazione dei flussi migratori, della gestione della prostituzione e del reperimento di armi e documenti falsi.

Uno dei motivi per cui in Italia non sono ancora avvenuti attentati di matrice jihadista, risiede nel fatto che terroristi e mafiosi nigeriani hanno in Italia la loro logistica.

Mi spiego meglio. La maggior parte degli immigrati proviene dal Centro Africa e la gestione dell’immigrazione è in capo alle famiglie mafiose nigeriane dei Black Axe, queste a loro volta formate da vari gruppi dove gli “Aye” rappresentano una delle maggiori confraternite mafiose nigeriane e che intrattengono rapporti “commerciali” con i clan libici del Fezan che a loro volta organizzano i viaggi in gommoni. I Black Axe sono quelli che in Nigeria hanno i migliori rapporti di collaborazione con i terroristi di Boko Haram e per questo organizzano i trasferimenti di jihadisti in Europa attraverso l’Italia. Una volta sbarcati in Italia, i terroristi e nigeriani mafiosi possono contare su alcune basi logistiche a Catania, Palermo e nel napoletano. In Sicilia e Campania la prostituzione nigeriana esiste da oltre 20 anni ed il terrorismo jihadista, ormai operativo in Europa da quasi 20 anni, ha semplicemente utilizzato i canali criminali nigeriani già esistenti e collaudati. Castel Volturno è una delle basi preferite, dove è possibile reperire armi, documenti falsi ed esplosivo. In tutto questo la mafia casalinga sia siciliana sia campana, ovviamente ne trae beneficio economico non tanto dall’immigrazione quanto dai traffici illeciti. L’immigrazione clandestina ha creato in Italia un giro d’affari di oltre 100 miliardi di euro che valgono il 5% del debito pubblico. In una unica parola si tratta di business, semplicemente affari.

A cura di: Giuseppe Spadafora

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