Svolgimento di eventi in sicurezza e sviluppo del territorio
Il nuovo approccio agli eventi ed alle manifestazioni, un passo avanti verso la Safety Partecipata come sistema di valorizzazione del territorio e tutela dello sviluppo.
L’economia nasce e si sviluppa in un contesto che oggi tendiamo a “virtualizzare” (facendolo spesso erroneamente coincidere con la Borsa valori) ma è profondamente reale: il Mercato.
Ci sono mille e mille modi di interpretare, vivere e fare “Mercato”, tutti hanno un denominatore comune: incontro fra persone che cercano qualcosa ed altre che lo offrono.
Il mercato è un luogo (o non luogo) con mille declinazioni. Sono rappresentative del mercato le Torri Gemelle e la Rambla, ma costituiscono una forma di “fare mercato” propria del nostro essere italiani le Fiere, le Sagre, le Manifestazioni.
La folla accorsa in Piazza S. Carlo a Torino per la finale di Champions, invece, voleva solo trascorrere una serata divertente. Ma la paura ed il panico indotto dai tanti attentati folli susseguitisi prima di quella tragica serata, hanno determinato una reazione ingestibile della folla in preda al panico e la quasi assenza di misure di prevenzione ha fatto il resto.
A Torino il terrorismo ha terrorizzato senza esercitare violenza, semplicemente con l’evocazione, ed ha determinato le condizioni (oltre 1.400 feriti) per la tempesta perfetta, quella che paralizza un sistema.
Dopo Torino in Italia il modo di stare insieme di fare mercato o, più semplicemente, di partecipare a qualcosa, è cambiato drasticamente.
Le istituzioni hanno dovuto imprescindibilmente ridefinire le “modalità” di partecipazione ad eventi e manifestazioni (fossero anche le sagre di paese).
Giorni fa mi ha chiamato la mamma di un bambino amico delle mie figlie. Come ogni anno la sua associazione culturale organizza una festa dello sport in un parco della sua città cui partecipano in almeno duemila fra genitori e bambini.
Quest’anno la mamma era preoccupatissima.
In quanto organizzatrice dell’evento, doveva redigere (sic) il Piano Emergenza Eventi e Manifestazioni (PEM) ai sensi delle normative emanate dopo quanto accaduto in Piazza S. Carlo a Torino.
Da giugno 2017 per gli eventi e le manifestazioni sono cambiate molte cose, sia lato Safety che Security, dato che abbiamo tremendamente provato sulla nostra pelle che la minaccia terroristica riesce a uccidere e ferire anche manifestandosi sotto forma di panico agitatore delle folle.
La telefonata della mamma mi ha fatto riflettere.
Il suo municipio applica strictu senso la normativa (o almeno una certa parte della normativa).
La mamma mi chiede: “come ci si può aspettare che la presidente di una Onlus o di un’associazione culturale possa definire gli scenari di rischio propri di una manifestazione, stabilire le procedure operative e la catena di comando? Per non parlare della logistica e della viabilità…”
In realtà, risalendo alla circolare 555 del 7 giugno 2017 del Capo della Polizia, da cui traggono ispirazione le circolari successive, lo scenario implicitamente (ma neanche tanto) prefigurato è quello di un confronto tra organizzatori, addetti comunali e Forze dell’Ordine che porti ad una gestione ottimale degli eventi (Safety e Security sono due metà della stessa mela).
Seguendo un percorso logico che ha una sua intrinseca validità e partendo semplicemente dalla circolare i ruoli e le attività sono identificati con grande cura:
L’organizzatore deve
- definire dove si svolgerà l’evento e quante persone parteciperanno, attrezzandosi per evitare che questo limite venga superato, questo serve per dimensionare le misure di sicurezza e di safety ed evitare che il sovraffollamento le vanifichi;
- individuare e distinguere i percorsi di entrata ed uscita dal luogo dell’evento ed evidenziarli: questo è necessario sia per tenere sotto controllo il numero di partecipanti che per evitare in caso di emergenza che ci siano vie di fuga ingombre;
- predisporre un adeguato sistema di informazione e comunicazione che esponga reiteratamente cosa fare e dove andare in caso di emergenza;
- allocare un numero di addetti alla sicurezza coerente con la quantità di visitatore ed il livello di rischio specifico della manifestazione.
Proprio partendo da questo ultimo punto la circolare del Capo Gabinetto del Ministero dell’interno, nel suo allegato, propone due tabelle atte a calcolare il livello di rischio di una manifestazione e, soprattutto, guida nella definizione delle misure atte a mitigare i rischi.
Il Capo Gabinetto del Ministero dell’interno inoltre afferma a pagina 2 dell’allegato 01 che: “nella costruzione del modello organizzativo evocato dalle nuove direttive il ruolo iniziale è ricoperto quindi dagli uffici del Comune che ricevono l’istanza di autorizzazione alla realizzazione della manifestazione e, sulla scorta della valutazione compiuta dagli organizzatori, definiscono le misure da approntarsi, supportati ove necessario, in funzione collaborativa, dai referenti delle forze dell’ordine presenti in loco. Nel caso in cui ricorrano i presupposti prescritti dalla legge, un ulteriore vaglio sarà rimesso alla Commissione comunale o provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo; laddove poi si prospettino condizioni particolari, che richiedano un quid pluris in termini di misure precauzionali potrà richiedersi l’analisi e la valutazione in sede di Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Pertanto la “regia o la supervisione che dir si voglia” nella redazione di un Piano di Emergenza Manifestazione o Evento (PEM), spetta agli uffici comunali, che devono comunque intervenire e valutare il piano, sulla scorta di quanto rappresentato dall’organizzatore, procedendo certamente alla definizione dei possibili scenari di rischio ed all’individuazione delle adeguate procedure operative da adottare cui, necessariamente, l’organizzatore dovrà adeguarsi…
E questo non è un passaggio affatto banale perché un Evento, in virtù della contemporanea presenza di un numero di persone elevato, è rappresentabile come una vulnerabilità contingente e circoscritta nel tempo e nello spazio in un territorio (quello comunale) in cui già vige un Piano di Emergenza (PEC) con procedure definite, minacce “individuate” e mitigate (scenari e procedure operative).
La prima cosa che un PEC ed un PEM condividono sono le procedure e le organizzazioni, oltre al territorio su cui insistono.
Questo non è trascurabile, basti pensare che, se gli scenari di rischio e le relative procedure non sono fatti bene (ovvero da addetti ai lavori), può accadere (com’è accaduto proprio nel mio paese lo scorso venerdì santo) che per un incendio divampato in concomitanza di una manifestazione (Via Crucis) tutti convergessero sul luogo dell’incendio (proprio tutti) e lasciassero aree pedonali, settori della manifestazione, corridoi, abbandonati a loro stessi con tutto quanto ne consegue sotto il profilo della sicurezza di chi assisteva alla rappresentazione pasquale. Le oltre 400 persone accorse nella piazza per la Sacra Rappresentazione erano protette da un’ambulanza: tutti erano altrove dopo un frettoloso saluto del Sindaco. Meno male che…
Ma torniamo alla famosa mamma. Non deve fare un PEM che recepisca le procedure e prefiguri gli scenari di rischio rendendolo complementare e sinergico con le procedure e gli scenari del PEC: non ha né le competenze né le conoscenze. Deve, piuttosto, fornire le informazioni sulla manifestazione che sta organizzando per permettere agli interlocutori istituzionali di ottimizzare le procedure operative, la logistica e l’organizzazione per mitigare i rischi.
La mamma non deve fare un corso iper accelerato da Disaster Manager, ma deve essere perfettamente a conoscenza di quanto sta organizzando per dare un’esatta informativa agli addetti ai lavori.
Per fare un piano come si deve è necessaria l’esperienza di chi gestisce safety e security per mestiere, ed è abituato a prevenire le emergenze e organizzare le risorse in tal senso… Penso al Comandante dei VVUU o un suo collaboratore, ad un funzionario comunale con esperienza di Protezione Civile ai VVF etc…
Il modello che viene applicato non è quello dei Piani di Emergenza Esterni, per cui l’imprenditore (ad esempio un’industria di esplosivi o farmaceutici o le FS nel caso di una galleria) è responsabile di quanto accade all’interno del suo stabilimento e condivide con le autorità le contromisure “esterne” di gestione dell’emergenza e mitigazione degli impatti, qualora l’incidente coinvolga il contesto limitrofo allo stabilimento stesso.
Questo è un modello che (forse) può funzionare in spazi chiusi o confinati (una piazza), ma neanche tanto (basti pensare alla logistica ed alla viabilità), ma perde di efficacia ed applicabilità in contesti diversi (una strada, un quartiere, un centro storico).
Quello che implicitamente dicono le circolari è: “è necessario che tutti per le loro competenze e ruoli cooperino affinché la Sagra della Porchetta si svolga serenamente ma, soprattutto, perché si svolga!”
E’ importante che gli organizzatori possano dar vita ad eventi che valorizzano i territori e le loro economie, ma è impensabile che costoro possano fare eventi senza dare il loro contributo nel predisporre dei piani di safety, prendendosi la giusta dose di responsabilità dando informazioni, ed applicarli garantendo misure e presidi previsti nei piani, accollandosene gli oneri laddove di loro competenza.
Chi organizza un evento tiene viva la cultura e l’economia del nostro paese, lo deve descrivere, connotare, dimensionare e, a fronte di quanto valutato dalle istituzioni (o dagli specialisti), deve porre in essere procedure, misure preventive e organizzarsi opportunamente, in totale sinergia con gli Addetti comunali, I VVUU, i VVF, le organizzazioni di volontariato e le Forze dell’Ordine.
Non il contrario.
Ma spiegarlo nei comuni ed alle mamme, ve lo garantisco, non è così semplice…
A cura di: Francesco Maria Ermani
Mi occupo di sviluppo socio-economico dal 1990, specializzato nell’analisi del rischio e nella costruzione della resilienza.
Security Manager certificato UNI 10459.
Esperto di Metodi e Strumenti per la Sicurezza Urbana Integrata