Sicurezza Urbana – Dopo le formalità è tempo di concretezza operativa
A quattro anni dal decreto legge n.14/2017 è tempo di bilanci. Il provvedimento, meglio noto come pacchetto sicurezza Minniti, sostanzialmente ha indicato un insieme di direttrici d’azione che Stato ed Enti Locali devono sviluppare nel rispetto delle rispettive competenze.
La risposta a fenomeni illeciti, quindi, viene affidata non ad un singolo soggetto istituzionale, bensì ad un sistema convergente che tutti gli attori a vario titolo coinvolti, sono chiamati a sviluppare e garantire.
Per raggiungere questi obiettivi Stato ed Enti Locali devono concludere accordi per la promozione della Sicurezza Integrata.
Sino ad oggi vi è stata una larga diffusione formale dei Patti per la Sicurezza. Ma questa scelta potrà essere vincente solo se rifuggirà alle precedenti logiche emergenziali, orientate al consenso a breve termine e carenti di disegni organizzativi di più ampio respiro, orientandosi per contro verso un sistema organico e strutturato, ispirato a principi di efficacia, efficienza ed economicità.
Tuttavia il percorso sembra essere ancora lungo perché siamo di fronte ad una fase ancora di tipo amministrativo. Mancano idee attuative e una valida Cabina Propulsiva di Regia che possa articolare e coordinare sostenendolo, il processo di trasformazione.
Gli accordi tra Enti Locali e Prefettura in genere si limitano a riportare concetti astratti destinando all’attività operativa il solo adeguamento di sistemi di videosorveglianza che come ampiamente dimostrato non è certo la panacea per garantire la sicurezza delle città.
Da qualche anno in tutto il mondo sono in atto sperimentazioni di strumenti tecnologici innovativi che potrebbero dare una spinta in più al processo di trasformazione. Tra queste rientrano le soluzioni di Polizia Predittiva con l’impiego di modelli la cui sperimentazione ha rivoluzionato il concetto di sicurezza spostando il costrutto strategico dell’azione di controllo da una visione riparatoria del danno ad una visione probabilistica del rischio, quindi da una logica di rincorsa dei problemi e degli effetti che essi generano tipica della permanente emergenza, ad una che lavora sugli schemi della prevenzione.
Il progetto www.xlaw.it, ad esempio, frutto di un progetto laico di ricerca e sviluppo, ha permesso di sperimentare in undici città italiane un algoritmo predittivo d’intelligenza artificiale i cui riscontri positivi in termini riduzione dei crimini, risparmio di risorse e possibilità d’integrazione, sono stati apprezzati e validati istituzionalmente.
In molte parti del mondo la Polizia Predittiva ha già fatto parlare di sé ma sembra che solo in Italia, grazie a questo progetto, si sia raggiunto il massimo livello di maturità tecnologica e di consenso non solo degli addetti ai lavori ma anche del mondo accademico, giuridico e dell’opinione pubblica.
Da sempre si sa che il sogno dell’uomo sia quello di arrivare a prevedere il futuro. Per quanto riguarda la Sicurezza Urbana la possibilità di prevedere rapine, scippi, furti, borseggi, accattonaggio, prostituzione, spaccio di stupefacenti, incidenti per guida in stato di ebrezza, danneggiamenti, disturbo della quiete ecc. ora è più che reale.
Il presupposto infatti è che questi illeciti hanno caratteristiche di ciclicità e stanzialità e tendono a ripetersi nel tempo e nello spazio secondo logiche che seguono anche dinamiche socioeconomiche del luogo in cui avvengono, pertanto è possibile arrivare a prevederli qualora si sia in grado di implementare un metodo di previsione appropriato.
In questo l’intelligenza artificiale, che permette in primis di analizzare velocemente le informazioni, si è dimostrata estremamente efficace per riconoscere e prevedere i modelli criminali che sono alla base dei singoli illeciti, suggerendo allo stesso tempo al controllore la migliore strategia per prevenirli prima che essi accadano.
Ciò ha permesso di rivoluzionare il metodo tradizionale perché con il supporto della tecnologia è stato possibile passare da una logica di rincorsa dei problemi alla loro prevenzione.
I patti per la sicurezza e i finanziamenti previsti sono sicuramente indispensabili per il processo di trasformazione. Ma ciò che può essere determinate per colmare il deficit di sicurezza delle città è l’impiego coordinato e partecipato dei nuovi strumenti investigativi.
Serve uno slancio propulsivo verso il futuro.
Articolo a cura di Stefano Manzelli
Responsabile della protezione dei dati e consulente in materia di sicurezza urbana integrata e referente del sito sicurezzaurbanaintegrata.it