Sette miti della Videosorveglianza: Realtà contro finzione
La videosorveglianza è e rimane la disciplina suprema quando si tratta di sicurezza. Tuttavia, i progressi tecnologici e i traguardi raggiunti negli ultimi anni hanno portato anche molte convinzioni errate e false aspettative. Fantasiosi autori di innumerevoli serie tv poliziesche mostrano la tecnologia video compiere miracoli. Ma cosa è veramente possibile e cosa invece è finzione?
IL CLASSICO: LO ZOOM DIGITALE
Mito: Lo zoom digitale è un caposaldo di molte serie tv poliziesche. Gli investigatori ottengono un video da una telecamera di sorveglianza e ingrandiscono un particolare dell’immagine, come ad esempio il riflesso su un vetro. Di solito, il primo passaggio sembra ancora realistico: i pixel si ingrandiscono e nulla è riconoscibile. Ma è in quel momento che tutto diventa finzione. In diversi passaggi, un programma tecnico migliora l’immagine e infine mostra il particolare in alta risoluzione. Si arriva all’estremo quando si vuole scoprire il colore degli occhi del soggetto e si ottiene un’immagine chiarissima dell’iride.
Realtà: Gli show televisivi immaginano zoom digitali di megapixel a doppia o addirittura tripla cifra. Tali risoluzioni possono essere teoricamente concepibili, ma devono fare i conti con troppe limitazioni nell’attuale tecnologia di sorveglianza. La stragrande maggioranza delle telecamere installate sono ancora analogiche, e per le telecamere IP di livello professionale il 1080p HDTV non fa parte dello standard generalmente utilizzato. Le telecamere 4K ad ultra alta definizione non erano sul mercato prima del 2014 e ci vorrà del tempo prima che raggiungano un utilizzo diffuso.
TUTTI I GATTI SONO GRIGI AL BUIO
Mito: Molti reati vengono commessi con il favore del buio. Immagini precise e ricche di contrasto sono disponibili durante l’indagine forense.
Realtà: Le foto scattate di notte in zone poco illuminate sono di solito sgranate. Il mosso aumenta notevolmente. In tali condizioni, i fotografi usano tempi di esposizione per compensare, ma questo metodo è fuori questione per applicazioni di sicurezza. In casi molto rari, foto notturne con illuminazione supplementare vengono utilizzate per scopi identificativi. I veicoli possono essere identificati solo quando sono fermi o si stanno muovendo molto lentamente – se proprio possono essere riconosciuti.
Esempio: L’immagine mostra la stessa scena fotografata da quattro telecamere.
a) Camera termica: la persona è chiaramente visibile nella scena.
b) Tempo di esposizione fisso di 1/6: mosso considerevole; la persona è a malapena riconoscibile.
c) Tempo di esposizione di 1/30 (l’impostazione predefinita più breve possibile): adesso la persona è chiaramente visibile, ma l’immagine è comunque scura.
d) Tempo di esposizione di 1/2: l’immagine è luminosa e a colori, ma la persona è quasi completamente invisibile. Questo tipo di foto è inutilizzabile per scopi di sicurezza.
DALL’ALTO DEI CIELI
Mito: Gli investigatori ottengono un’immagine della telecamera di sorveglianza con un ritratto frontale del sospettato. Possono utilizzarlo per ulteriori indagini, ad esempio per chiedere informazioni agli abitanti del quartiere.
Realtà: Solitamente le telecamere vengono installate molto in alto o fuori portata per proteggerle dalla manipolazione e da atti di vandalismo. Questo significa che guardano verso il basso con un’inquadratura molto inclinata. È possibile ottenere immagini del volto solo se la persona filmata inclina la testa all’indietro e guarda in direzione della telecamera. Per un’inquadratura frontale come quelle dei film, una telecamera dovrebbe stare su un treppiede alto 1,70 m esattamente in direzione del sospettato. Naturalmente la sorveglianza discreta è un po’ diversa.
LA REALTÀ DISTORTA
Mito: Nelle serie tv poliziesche, le persone sono facilmente identificabili anche di fronte a grandi edifici, indipendentemente dalla loro posizione. L’intero edificio viene inquadrato da una sola telecamera con un ampio angolo di apertura e tutte le finestre e le porte di uscita sono chiaramente visibili.
Realtà: Maggiore è l’angolo di apertura, minore è la densità di pixel ai bordi. Una buona identificazione è generalmente possibile solo a metà della sezione d’immagine. Nelle zone esterne, la densità di pixel è troppo bassa o l’asse visivo sul trasgressore non è ottimale. Per fornire un quadro di massima, angoli di apertura ampi sono pratici, ma l’identificazione non è sempre possibile.
L’INTEGRAZIONE TOTALE
Mito: Gli agenti investigativi si muovono rapidamente e facilmente tra telecamere agli sportelli Bancomat, telecamere nel traffico e telecamere di sorveglianza nella metropolitana. Gli occhi e le orecchie del governo sono ovunque.
Realtà: In realtà, le autorità investigative affrontano il problema opposto: non c’è integrazione totale, nonostante il fatto che in molti casi estremi potrebbe anche salvare delle vite. Il motivo è che ci sono molti sistemi diversi di videosorveglianza, ma nessuna interfaccia standard. Inoltre, la maggior parte dei sistemi lavora offline.
L’USO DI TELECAMERE FINTE
Mito: Al giorno d’oggi, le telecamere sono appese un po’ ovunque in bella vista – farmacie, stazioni di servizio, ecc. Quindi, ogni cliente sa di essere osservato. Il ragionamento è che l’installazione di telecamere finte agisca da deterrente per i furti.
Realtà: Anche un dilettante può facilmente capire se una telecamera è finta o meno. Ciò significa che il tentativo di deterrenza può avere l’effetto opposto. Può inviare ai ladri il messaggio: “Mettiti al lavoro – nessuno sta guardando!”.
LA PERFETTA MANUTENZIONE DELLA TELECAMERA
Mito: In tv le telecamere non sono mai impolverate, non ci sono ragnatele e naturalmente il vetro non è mai sporco. Il campo visivo è completamente chiaro e non è bloccato da rami o altri oggetti.
Realtà: Pochi clienti si preoccupano di pulire le loro telecamere e raramente firmano contratti di servizio. Spesso i proprietari dei sistemi video non si rendono conto che la manutenzione è inadeguata finché non devono valutare foto inutilizzabili in seguito ad un incidente. Ma a quel punto è troppo tardi.