Nuclear Security: aumentare la percezione del rischio “N” ed “R” quale efficace strumento di prevenzione e contrasto al terrorismo
Nell’analisi di scenari caratterizzati da minacce di natura ibrida e asimmetrica, qualora associate all’utilizzo di sostanze dual use e agenti CBRN quali chimici, biologici, radiologici e nucleari, i livelli di percezione del rischio dipendono, inevitabilmente, dalla presenza convenzionale nonché quotidiana di tali sostanze nello scenario degli attori dell’analisi.
Nel panorama nazionale italiano, ad esempio, il livello di percezione del rischio correlato alla minaccia radiologica (R) e nucleare (N) è storicamente estremamente basso, fatte salve realtà specifiche caratterizzate da un pressoché quotidiano contatto (sia fisico che documentale) con tali problematiche.
Lo sfruttamento dell’energia nucleare in Italia, a mezzo delle quattro centrali nucleari costruite in passato, ha vissuto il proprio atto ultimo a seguito del referendum abrogativo del novembre 1987; in seguito, il dibattito sull’eventuale reintroduzione dell’energia nucleare che si era aperto fra il 2005 e il 2008, si è chiuso nel 2011 con l’ennesimo referendum, con cui sono state abrogate alcune disposizioni concepite per agevolare l’eventuale insediamento di centrali nucleari.
A seguito di tali scelte politiche la percezione del cosiddetto rischio N si è quindi notevolmente ridimensionata negli anni, fino a quasi azzerarsi all’interno dell’opinione pubblica la quale, ad oggi, ne conserva come un’immagine sbiadita, ravvivata solo di tanto in tanto dai media attraverso i servizi di cronaca internazionale.
Similmente, nel nostro Paese non viene dato particolare credito all’impiego di agenti radiologici (R) quali minacce non convenzionali prevalentemente utilizzate in armi di distruzione di massa (W.M.D.s – Weapons of Mass Destruction); infatti, nonostante sia presente una notevole quantità di sorgenti radioattive, il fatto di essere impiegate per applicazioni strettamente convenzionali, quali ad esempio trattamenti radioterapici in campo medico o analisi non distruttive nel settore industriale, ne diminuisce drasticamente la percezione in termini di pericolosità e di rischio.
Il rischio radiologico è inoltre spesso correlato dal punto di vista Safety alla presenza di rifiuti speciali pericolosi, prevalentemente di natura ospedaliera; anche in questo caso, purtroppo, la percezione del rischio derivante dal loro potenziale impiego non convenzionale per la costruzione di cosiddetti R.D.D.s. – Radiological Exposure Devices è estremamente bassa.
La tematica della corretta gestione di questi rifiuti, con particolare riferimento alle fasi di stoccaggio e successivo trasporto a conferimento, rappresenta da tempo, per tutti gli operatori del comparto Sicurezza & Difesa, una realtà contraddistinta da svariate criticità in quanto spesso a carico di strutture da considerarsi soft-targets per eccellenza.
Il richiamo alla realtà ospedaliera, caratterizzata dall’essere definita un cosiddetto soft-target doppio canale, ovvero assoluto, appare chiaro; in tali contesti, la gestione del trasposto di materiali e sorgenti radioattive (de eseguirsi rigorosamente a mezzo di veicoli idonei, asseverando la normativa del trasporto ADR in Classe 7) viene comunemente appaltata a fornitori esterni i quali, periodicamente, prelevano il rifiuto pericoloso che, raramente presidiato o comunque sorvegliato mediante tecnologie TVCC, rimane nel mentre vulnerabile ad eventuali azioni dolose da parte di qualsivoglia malintenzionato.
Aumentare la percezione dei rischi “N” e “R” quale efficace strumento di deterrenza, prevenzione e contrasto ad attacchi di matrice criminale e terroristica, favorendo una consapevole e graduale crescita culturale in materia, è da tempo uno degli obbiettivi che l’intera Comunità scientifica internazionale si è posta; ente promotore di tali politiche è senza dubbio I.A.E.A. – International Atomic Energy Agency, Agenzia specializzata dell’Organizzazione delle Nazioni Unite avente sede a Vienna e fondata nel 1957, con lo scopo di promuovere l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare e di impedirne l’utilizzo per scopi militari.
Nell’anno corrente, presso l’I.C.T.P. – The Abdus Salam Iinternational Centre for Theoretical Physics con sede in Trieste, si è svolta la nona edizione della I.A.E.A. International School on Nuclear Security, un evento internazionale volto appunto a incrementare la cultura nonché la conoscenza teorico-pratica in materia di Nuclear Security, formando esperti di alto profilo in grado di svolgere non solo attività di consulenza, sia a livello nazionale che internazionale, ma anche di formazione specifica presso gli Enti privati e le Pubbliche Amministrazioni dei rispettivi Paesi d’appartenenza.
La I.A.E.A. International School on Nuclear Security edizione 2019 ha selezionato, a fronte di oltre 300 domande pervenute, un gruppo di 50 eccellenze le quali, dopo aver superato positivamente i test finali valutativi di circa una dozzina di moduli didattici in modalità FAD, hanno trascorso due intense settimane caratterizzate da didattica frontale, analisi di casi studio, esercitazioni individuali e di gruppo, nonché una visita didattica presso il porto di Koper in Slovenia, ove è stato possibile analizzare e studiare in tempo reale le varie tipologie di detection impiegate in tale contesto operativo.
Durante la formazione sono state affrontate tutte le tematiche inerenti la Nuclear Security, dalla Sicurezza fisica a quella Cyber, dalle tecnologie agli aspetti forensi, dalle politiche relative alla consapevolezza e alla cultura fino a considerare la corretta gestione delle risorse umane impiegate: tutto ciò, partendo dall’approfondita conoscenza del cosiddetto Legal Framework.
L’apparato normativo di riferimento a livello internazionale, in materia di Nuclear Security, è caratterizzato infatti da norme cogenti e raccomandazioni, le quali diventano tali, ovvero binding, nel momento in cui vengono ratificate dalle singole Nazioni; tra le norme cogenti abbiamo, ad esempio, le Risoluzioni UNSCR 1373, 1540 (entrambe si riferiscono al terrorismo) e UNGAR 52/164 – 54/109 – 59/209.
Relativamente alla I.A.E.A., le pubblicazioni che hanno valore cogente sono la Convention risalente al 1997 e la Convention on Physical Protection of Nuclear Materials del 2005; inoltre, poiché tra gli aspetti che vengono maggiormente evidenziati in questi accordi troviamo quelli relativi al trasporto di materiali radioattivi a livello internazionale, esiste un nutrito gruppo di strumenti normativi emanato da Organizzazioni internazionali quali, ad esempio, IMO – International Maritime Organization ed ICAO – International Civil Aviation Organization.
Articolo a cura di Stefano Scaini e Claudia Petrosini