L’importanza Fondamentale della Formazione per le Guardie Particolari Giurate

Dall’emanazione del DM 269 del 2010 (emendato con il DM 56/2015) l’argomento formazione è divenuto una priorità (ed un obbligo) per tutte le aspiranti G.P.G. e per gli Istituti di Vigilanza, anche in ottica di aggiornamento professionale per le G.P.G. già in forza. Pertanto, per la prima volta, vengono stabiliti gli argomenti didattici da impartire agli allievi e la durata minima della formazione espressa in ore.

Devo dire che gli Istituti di Vigilanza più lungimiranti già da molti anni avevano previsto una formazione per le aspiranti G.P.G. poiché il feedback da parte dei Clienti era notevole e la differenza rispetto a G.P.G. prive di formazione era imbarazzante. In Italia, ad oggi, si contano quasi 50.000 GPG e, purtroppo, il livello professionale è talmente modesto da mettere spesso a serio rischio l’intero settore.

Ma al di là degli adempimenti normativi, l’importanza della formazione, soprattutto in questo ambito, è da ricercarsi soprattutto negli aspetti strettamente legati alla sicurezza della GPG nel senso più ampio del termine.

Durante la sua carriera professionale una G.P.G. è esposta a rischi di diversa natura: fisica, penale e disciplinare. Una adeguata formazione deve fornire al lavoratore quegli strumenti che gli consentano di ridurre al minimo rischi del genere.

Per quanto riguarda i rischi legati alla propria incolumità fisica, questi sono direttamente proporzionali alla scrupolosità con la quale si espletano i servizi di vigilanza. Svolgere il servizio in modo impeccabile implica una perfetta conoscenza delle modalità operative, delle norme penali e delle previsioni contrattuali.

In una parola, occorre essere FORMATI.Per comprendere con esattezza lo scopo ultimo dell’attività della vigilanza privata, occorre avere bene in mente quanto prevede l’art. 133 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza: “Gli enti pubblici, gli altri enti collettivi e i privati possono destinare guardie particolari alla vigilanza o custodia delle loro proprietà mobiliari od immobiliari. Possono anche, con l’autorizzazione del Prefetto, associarsi per la nomina di tali guardie da destinare alla vigilanza o custodia in comune delle proprietà stesse.”.

Vigilare e/o custodire beni mobili o immobili.

A molti operatori, purtroppo, il senso di questa semplice frase sfugge e spesso ci si trova in circostanze distanti dai compiti istituzionali previsti. A differenza delle Forza dell’Ordine, che hanno tra i loro compiti anche l’attività repressiva, le G.P.G. eseguono i loro servizi esclusivamente a scopo preventivo, esternando attraverso il severo rispetto delle disposizioni di servizio un effetto deterrente nei confronti di chi ha in animo di commettere un reato a danno dell’obiettivo vigilato.

Qualsiasi persona mediamente intelligente che abbia intenzione di commettere un reato ha la necessità di pianificare l’azione criminosa, di effettuare sopralluoghi presso l’obiettivo, di valutare i pro ed i contro, di capire se sia il caso di tentare l’azione o di rivolgere la propria attenzione altrove.

Il massimo risultato che può ottenere una G.P.G. come conseguenza del proprio servizio è proprio questo: far cambiare idea a chi aveva ipotizzato di commettere un reato nei confronti dell’obiettivo sorvegliato. La finalità del lavoro della G.P.G. in servizio antirapina davanti ad una banca, ad esempio, non è quella di attendere i rapinatori e sventare la rapina a seguito, magari, di un conflitto a fuoco. La finalità del lavoro di quella GPG è invece proprio fare in modo che tutto ciò non avvenga, scoraggiando con il proprio comportamento operativo chi stava valutando questa ipotesi.

Se si ottiene questo vuol dire che l’attività scrupolosa della G.P.G. ha garantito in primis la propria incolumità fisica, quella delle altre persone presenti e poi la sicurezza dell’obiettivo vigilato.

Per ottenere tutto ciò bisogna sapere, conoscere, essere formati ed addestrati.

Qualcuno si domanderà: ma allora l’arma a cosa serve?

Nelle more di un corso serio di formazione viene spiegato come l’arma sia assolutamente l’ultima ratio, lo strumento da utilizzare in circostanze nelle quali o la si usa o ci sono ottime possibilità di rischiare la vita.

In sintesi: quanto previsto dall’articolo 52 C.P. che da solo necessiterebbe di un articolo ben più lungo di questo e che di seguito viene riportato: “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.”.

Questa norma richiederebbe moltissime riflessioni, che magari affronterò in altre circostanze. Mi preme solo precisare che la richiamata proporzionalità tra la difesa e l’offesa non è da ricercarsi tra lo strumento utilizzato dall’offendente rispetto a quello utilizzato dal difendente, ma dal bene messo a repentaglio.

L’arma (sempre bene esposta sull’uniforme e di dimensioni importanti), l’uniforme stessa (indossata in modo impeccabile e con atteggiamenti marziali) e la cura con cui si espletano i servizi sono elementi deterrenti importantissimi per arrivare alla vera essenza di questa attività.

Tuttavia, secondo le previsioni del richiamato art. 52 c.p., la G.P.G. può essere costretta ad utilizzare l’arma ed ecco che anche in questa circostanza una adeguata conoscenza dello strumento ed un buon addestramento sono assolutamente determinanti.

In conclusione, finalmente è in vigore una norma le cui previsioni sono di grande beneficio sia per gli Istituti di Vigilanza che possono presentare sul mercato personale professionalmente formato e sia per le stesse G.P.G. che, grazie alla loro formazione professionale, possono ridurre al minimo tutti i rischi di diversa natura che questa professione propone.

In questa ottica è importante segnalare come diverse aziende su scala nazionale, opportunamente certificate, abbiano fatto della formazione professionale per GPG il loro core business offrendo a chi vuole intraprendere l’attività di G.P.G. una formazione di alto livello anche su materie accessorie ma molto ricercate dai più importanti clienti. Questa formazione, se certificata e conforme alle previsioni di legge, certamente rende il CV dei candidati molto più appetibile sul mercato del lavoro.

SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI

 

A cura di: Andrea Bucci

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