Il Kosovo e i Balcani: centri di reclutamento per potenziali jihadisti
Anni fa, durante un blitz a Venezia contro sospetti terroristi, vennero fermati tre uomini; furono tutti identificati come originari del Kosovo. Nei giorni scorsi l’attenzione degli investigatori è di nuovo stata rivolta alla segnalazione di cellule Isis nel piccolo paese balcanico.
Dalla fine della guerra nel 1999 nell’area dei Balcani la minaccia di un violento estremismo islamista/jihadista è risultata in crescita, alimentata dalla povertà, dalla disoccupazione giovanile e dai finanziamenti da fonti estere che predicano le ideologie estremiste.
I soldi arrivano nei Balcani da gruppi religiosi con sede in Arabia Saudita ed in altri Paesi del Golfo che hanno costruito scuole e moschee, dove viene insegnato il wahhabismo, un’interpretazione ultra conservatrice dell’Islam. L’area dell’ex Jugoslavia è infatti la parte più occidentale ed europea della Dorsale verde (il colore dell’Islam ndr) ovvero di quella rete di Stati islamici (o meglio, di Stati a maggioranza religiosa musulmana, retti da governi espressione di partiti islamisti) che si estende dal Golfo Persico al Mare Adriatico
Sono almeno 5 i campi di addestramento per miliziani dell’Isis, segnalati illo tempore in Kosovo ed esattamente a: Ferizaj, Gjakovica e Decani i più grandi, mentre quelli più piccoli sono stati individuati a Prizren e Peje; ve ne sono poi altri itineranti.
La presenza di cellule fondamentaliste nei Balcani era già nota due anni fa, come molti anni prima, ma ultimamente la minaccia sembra essere aumentata e tornata di attualità.
In questi campi di addestramento, gli aspiranti jihadisti studiano l’arabo e il Corano, imparano ad usare armi e costruire/usare IED, oltre all’apprendimento delle tecniche di guerriglia nei boschi ed alla costruzione di reti e nuove cellule.
Negli ultimi tempi l’attenzione verso questi paesi è aumentata perché nel frattempo la situazione si è notevolmente deteriorata, le notizie di intelligence, ma non solo, che vedono Kosovo e Macedonia come campi di addestramento privilegiato per gli jihadisti sono confermate anche dalle stesse comunità ex jugoslave. Kosovari e macedoni infatti affermano che ci sono loro concittadini che dopo essere andati a studiare in Arabia Saudita tornano ed iniziano a predicare la jihad, potendo contare su molti fondi a disposizione, spesso di origine incerta. Parte degli introiti della Multinazionale del Terrore viene infatti reinvestito nel reclutamento di nuovi jihadisti, o meglio di cellule terroristiche.
Qui è degno di attenzione il fenomeno dell’associazione a delinquere posta in essere da gruppi criminali, come Cosa Nostra, Mafia Nigeriana, Mafia dell’Est, Gruppi Paramilitari Kosovari/Macedoni, Isis, perché per colpire l’economia europea e poi mondiale si devono reclutare etnie che hanno fame, odio verso l’Occidente e comunque verso chi, ai loro occhi, si è reso complice del loro status attuale.
È quindi quanto mai opportuno e necessario verificare ogni collegamento di soggetti non di origini italiane che stabilmente dimorano sul territorio nazionale, questo ovviamente è possibile farlo solo dopo migliori politiche estere e di intelligence.
Nei Balcani ad oggi, ci sono persone che viaggiano per i villaggi poveri promettendo e dando soldi a chi si convince ad immolarsi alla causa, in primis gli uomini devono farsi crescere la barba e le donne coprirsi con il velo, quindi “i martiri” vengono convinti a partire per la guerra santa, con la promessa che la loro famiglia sarà mantenuta a vita dai reclutatori.
Esiste una vera e propria struttura di reclutamento, ma la cosa più importante e grave è che questa situazione la si conosce da molto tempo ma nessuno è mai intervenuto in modo tangibile così da porre in sicurezza l’Italia e l’Europa.
La mancanza di azioni serie, ad analisi attente ed attuali, forse è data da potenziali interessi economici di alcuni potentati, che pur a discapito della vita altrui tirano le fila di tutti questi teatri, perché dove regna il caos in pochi si arricchiscono ed aumentano il proprio potere.
E’ frequente leggere notizie circa arresti al di là dell’Adriatico di presunte cellule terroristiche, composte da giovanissimi musulmani, e il ritrovamento di armi, esplosivi e attrezzature per compiere attentati suicidi sono un tremendo monito del fatto che è sufficiente un piccolo gruppo di estremisti decisi per mettere in pericolo la nostra sicurezza e la nostra vita. E proprio per questo visto che è in gioco anche la nostra Sicurezza Nazionale la cabina di regia di questo jihadismo va studiata e fermata. Nell’interesse dell’Italia, dell’Europa e non solo.
A cura di: Ennio Pietrangeli