La valutazione dei rischi per la sicurezza e salute si basa su un processo che parte dall’identificazione dei pericoli; solo sui pericoli identificati si può fare una valutazione del rischio e mettere in atto adeguate misure di controllo.
Se ad esempio ci si rende conto che in un processo è presente un pericolo di caduta dall’alto, sarà possibile adottare soluzioni adeguate; se quel pericolo viene trascurato, la possibilità di danno sarà più alta.
Ma come procedere per una sistematica identificazione dei pericoli?
Nel seguito si presentano tre punti che vanno sempre considerati, e una classificazione dei pericoli che può essere di aiuto.
Il primo punto da tenere assolutamente presente è che la distinzione fra pericolo e opportunità è ormai consolidata anche nelle norme tecniche (ad es. la ISO 45001:2018).
Se esiste un’incertezza circa gli esiti, allora esiste un rischio. Ma gli esiti dell’incertezza possono essere favorevoli oppure sfavorevoli; quindi il fattore di incertezza può costituire un pericolo oppure un’opportunità.
Pericoli e opportunità costituiscono due facce della stessa medaglia, almeno dal punto di vista economico e manageriale; dal punto di vista tecnico, spesso i pericoli sono costituiti da risorse utili e che forniscono valore aggiunto se utilizzate in modo appropriato, ma possono portare a danno se usate in modo diverso o in condizioni diverse; mentre dal punto di vista del diritto amministrativo e penale le due cose possono essere distinte.
In ogni caso procedere a un’identificazione dei pericoli, in senso moderno, consiste nell’identificare i fattori di incertezza, quindi dedicarsi sia all’analisi dei pericoli che delle opportunità.
Il secondo punto che occorre tenere presente è che non esiste un metodo unico che fornisca la garanzia di riuscire a intercettare tutti i fattori di incertezza; è invece opportuno che l’identificazione di risorse e pericoli avvenga con un appropriato insieme di metodi, e coinvolgendo un gruppo di attori competenti e informati, possibilmente con punti di vista e ruoli diversi e complementari.
Fra i metodi per l’identificazione dei pericoli e delle risorse vengono spesso menzionati:
Ciò che costituisce oggi un fattore di incertezza può non costituirlo più domani, al mutare delle condizioni. Al contrario fattori nuovi emergono, per cambiamenti della popolazione esposta, o dei processi, delle sostanze, delle macchine, ecc.
Per comprendere quanto la realtà dei fattori di rischio sia mutevole, si può consultare lo studio EU-OSHA (2009) sui rischi nuovi ed emergenti in Europa.
Vengono evidenziati macro-fattori che stanno modificando in modo importante l’esposizione ai rischi della forza lavoro europea, ad esempio la struttura demografica della popolazione, o l’incremento di attività in alcuni settori economici, le nuove tecnologie disponibili, i fattori di globalizzazione.
Ciò porta a considerare fattori fra cui l’invecchiamento, l’esposizione a radiazioni ultraviolette, le nanotecnologie, le pandemie, i fattori psicosociali e altri.
La natura così mutevole dei fattori di rischio rende conto:
Per una più comprensiva analisi dei fattori che possono costituire elementi di incertezza (quindi pericoli o opportunità) è stata proposta una classificazione che si basa su una matrice bidimensionale (si veda Bisio, 2019).
In modo coerente con il modello dei sistemi sociotecnici – che suggerisce che in un sistema esistono elementi sociali (cioè umani) e tecnici (cioè materiali) in reciproca interazione – è stata proposta una tassonomia dei fattori di rischio occupazionali, che qui sinteticamente si riprende.
Se di sistema sociotecnico si tratta, esso ha due tipi di elementi costitutivi: energie (parte “tecnica”) e significati (parte “sociale”).
Si consideri inoltre una distinzione tra fattori primari e fattori derivati.
I fattori di rischio primari sono le entità primarie che costituiscono le risorse, le opportunità di aggiungere valore, e in certe condizioni costituiscono i pericoli, la possibilità di una dissipazione di valore.
Questi fattori sono raggruppabili in due insiemi:
Le energie fisiche e quelle sociali, per poter interagire nel sistema sociotecnico hanno bisogno di un teatro in cui manifestarsi.
Questo luogo può essere concettualizzato, ai fini dell’analisi dei fattori di rischio, come uno spazio costituito da due dimensioni:
Lungo la dimensione esterno/interno si delineano 5 raggruppamenti:
Anche sulla dimensione fisico/sociale troviamo 5 raggruppamenti, che sono:
a) energie fisiche in situazione, cioè i contesti in cui si manifestano le energie fisiche primarie;
b) condizioni di lavoro, che rappresentano le situazioni lavorative in cui si manifestano energie prevalentemente fisiche, ma in misura minore anche sociali;
c) processi di lavoro, cioè le situazioni in cui avviene la trasformazione di energia o il trattamento dell’informazione al fine di aggiungere valore;
d) relazioni di lavoro, che rappresentano le situazioni lavorative in cui si manifestano energie prevalentemente sociali ma, in misura minore, anche fisiche;
e) significati in situazione, cioè i contesti in cui si manifestano le energie sociali primarie.
Dall’incrocio dei 5 raggruppamenti lungo le 2 dimensioni si ottiene uno spazio suddiviso in 25 zone.
Ciascuna di queste zone è il luogo di un insieme di risorse e di pericoli.
Le colonne da sinistra verso destra sono sempre meno collegate agli aspetti fisici e sempre più a quelli sociali; le righe dall’alto al basso sono riferite a fattori sempre meno esterni e sempre più interni.
Quanto si propone non è quindi a rigore una classificazione dei pericoli, ma una modalità per esplorare e concettualizzare in modo sistematico le risorse e i pericoli presenti.
Non è quindi una checklist per orientare un’identificazione dei pericoli, bensì un quadro concettuale che può aiutare a creare checklist mirate o a creare il giusto mix di metodi in base al contesto di applicazione.
Si rimanda alla fonte originale (Bisio, cit.) per una più compiuta illustrazione del modello e dei pericoli presenti in ciascuna delle 25 zone. Nella tabella seguente si evidenziano invece alcuni raggruppamenti di zone che riconducono a classificazioni di rischi più tradizionali.
Energie fisiche in situazione | Condizioni di lavoro | Processi di lavoro | Relazioni di lavoro | Significati in situazione | |
Fattori esterni distali | Fattori territoriali | Fattori derivanti da trasporti | Fattori sociali e commerciali | Fattori culturali (valori, collaborazione, competenze) | |
Fattori esterni prossimali | |||||
Interazioni e interferenze di frontiera | Fattori interferenziali | Fattori relazionali | |||
Fattori interni dinamici | Fattori meccanici, elettrici, chimici, fisici, biologici | Fattori ergonomici | |||
Fattori interni strutturali | Fattori spaziali | Fattori organizzativi | |||
Tab. 1 – Raggruppamenti di zone per la classificazione dei fattori di opportunità e pericolo |
Vi sono ovvie aree di sovrapposizione fra categorie di risorse e pericoli, a testimonianza di quanto sia difficile una sistematica e univoca classificazione di essi.
Articolo a cura di Carlo Bisio
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