Gli addetti ai servizi di controllo (ex buttafuori) e il problema dell’abusivismo

Le norme che regolano l’attività dei “buttafuori”

La figura del “personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, anche a tutela dell’incolumità dei presenti”, comunemente detti “buttafuori”, è stata istituita dalla legge 15 luglio 2009 n. 94, che dedica loro i commi dal 7 al 13 dell’art. 3.

I requisiti per l’iscrizione nell’elenco prefettizio, le modalità per la selezione e la formazione del personale, gli ambiti applicativi e le modalità di impiego degli addetti sono disciplinati dal Decreto del Ministro dell’Interno del 6 ottobre 2009.

I requisiti

I requisiti per svolgere le funzioni di “buttafuori” sono indicati dal 4° comma dell’art. 1 del D.M. 6 ottobre 2009.
Oltre all’assenza di precedenti penali e al possesso della buona condotta, il buttafuori deve avere compiuto 18 anni e sottoporsi a visita medica pre-assuntiva presso il medico competente o il Dipartimento di prevenzione della A.S.L., che attesteranno il possesso dell’idoneità psico-fisica ai servizi da svolgere e l’assenza dell’uso di alcol e stupefacenti.

Occorre inoltre che l’aspirante “buttafuori” sia in possesso del diploma di scuola media inferiore, abbia superato il corso di formazione organizzato a cura delle Regioni e sia in possesso di contratto di lavoro con il gestore del locale o del pubblico esercizio nel quale si svolgono le attività di intrattenimento e spettacolo oppure con il titolare di un istituto di vigilanza privata o di investigazioni private autorizzato dalla Prefettura a svolgere questa specifica attività.

Per i cittadini stranieri, l’iscrizione nell’elenco prefettizio è cosi gestita: i cittadini stranieri possono essere iscritti nell’elenco prefettizio purché siano in regola con la legislazione vigente in materia di permesso di soggiorno.

Tuttavia, quando gli studi sono stati compiuti all’estero, è necessario allegare alla domanda di iscrizione una “Dichiarazione di valore” che attesti il valore del titolo di studio conseguito in un sistema di istruzione diverso da quello italiano.

Essa è redatta in lingua italiana e rilasciata dalla Rappresentanza Diplomatica italiana all’estero (Ambasciata o Consolato) competente per zona, vale a dire più vicina alla città in cui si trova l’istituzione che ha rilasciato il titolo di studio straniero.

I compiti principali del “buttafuori”

I compiti del buttafuori sono analiticamente indicati nell’art. 5 del DM. 6 ottobre 2009 e consistono, in estrema sintesi, in un’attività di controllo preliminare dei luoghi per accertarsi che non via siano sostanze illecite od oggetti proibiti e che le vie di fuga siano libere, un’attività di controllo all’atto dell’accesso del pubblico per regolarne l’afflusso e verificare il possesso dell’eventuale biglietto e, infine, un’attività di controllo all’interno del locale per la verifica del rispetto delle disposizioni, prescrizioni o regole di comportamento stabilite da soggetti pubblici o privati e dalla legge. Un ASC non ha nessun incarico di pubblico servizio o pubblico ufficiale: l’espletamento dei compiti dell’addetto ai servizi di controllo non comporta l’attribuzione di pubbliche qualifiche.

Durante il servizio, inoltre, il “buttafuori” non può portare né armi né oggetti atti ad offendere ed è altresì vietato qualunque altro strumento di coazione fisica.

Le sanzioni

Cos’è previsto per chi non svolge il servizio in conformità con la legge 94/2009 e il D.M. 06/10/2009?
Il comma 13 dell’art. 3 della legge 94/2009 punisce con la sanzione pecuniaria da € 1.500,00 a € 5.000,00, salvo che il fatto costituisca reato, chiunque svolga i servizi in difformità con quanto disposto dalla legge stessa all’art. 3 commi da 7 a 12 o in contrasto con quanto disposto dal D.M. 06/10/2009. La stessa pena è comminata anche ai datori di lavoro che impieghino soggetti diversi da quelli iscritti nell’elenco prefettizio od omettano la preventiva comunicazione di impiego alla Prefettura. Il Prefetto, inoltre, dispone la cancellazione dall’elenco di quei “buttafuori” che svolgano il servizio in contrasto con le norme sopra richiamate.

ASC

L’addetto ai servizi di controllo nei locali di pubblico intrattenimento (discoteche e simili) è una persona che opera nel campo della sicurezza privata, regolamenta i flussi di pubblico e presidia i locali aperti al pubblico, allontanando i soggetti molesti.

Verifica, inoltre, la presenza di eventuali sostanze illecite e oggetti proibiti.
Non può utilizzare armi di qualunque tipo e non può fare uso della forza o di altri mezzi di coazione.
La sua attività è regolamentata da un Decreto del Ministero dell’Interno nel 2009, rettificato alla fine del 2016, prima il settore era lasciato all’iniziativa privata.

È tenuto a frequentare un corso di formazione della durata di 90 ore che gli permette di iscriversi in un elenco depositato presso ogni Prefettura – una sorta di Albo – e deve avere una fedina penale immacolata.

Successivamente, ha due scelte; farsi assumere direttamente dal gestore del locale di pubblico intrattenimento o lavorare per una agenzia investigativa con estensione della licenza che ha acquisito appalti in questo contesto.

Il “buttafuori” deve essere in grado di gestire situazioni critiche sotto stress, possedere autocontrollo e una certa prestanza fisica.

Questi operatori lavorano in contesti critici, quasi sempre di notte, dove non è difficile che si scatenino risse; ovviamente, laddove gli avventori delle discoteche fossero disciplinati, non avrebbero alcun motivo di ricorrere a metodi spicci per tenerli a bada.

Sembra lapalissiano eppure, ogni tanto, la situazione sfugge di mano.

Le ragioni possono essere svariate e fare un ragionamento sulle cause che possono portare un “buttafuori” a fare un uso gratuito della forza, diventando violento, potrebbe condurci facilmente in riflessioni retoriche. È un po’ come cercare di prevedere se chi pratica arti marziali, prima o poi, possa desiderare di misurarsi con qualcuno per verificare se il suo grado di addestramento sia efficace o meno, oppure se un soldato brami di andare in guerra. Chi fa questo tipo di lavoro deve avere molto self-control perché cadere nella tentazione, se si viene provocati, di far sfoggio delle proprie abilità è un attimo. Qui appare indispensabile avere in campo soggetti molto equilibrati; purtroppo, non sempre, il binomio “muscoli + cervello” è presente negli energumeni che si occupano di security.

A complicar le cose va poi aggiunto che in questo settore e in determinate aree geografiche regnano gli abusivi che, pur non avendo i requisiti, prestano la loro opera agendo ai limiti della legalità.

L’utilizzo di modalità operative del tutto abnormi, anche da parte di professionisti abilitati, è, purtroppo, il frutto di una diffusa ignoranza in merito alla giurisprudenza e non è, quindi, difficile vedere operatori che eseguono perquisizioni o altri atti illeciti, rendendo la loro attività borderline.

Direi che una migliore formazione e un’attenta selezione del personale potrebbero migliorare sensibilmente la situazione, anche se il settore è monopolizzato da “agenzie” radicate sul territorio poco inclini al rinnovamento e unicamente interessate al lucro.

Si registra anche la presenza di pseudo-associazioni e di enti bilaterali che hanno a cuore solo i loro interessi, creando CCNL poco utili agli addetti ai lavori che restano in una condizione di sostanziale impotenza e sono privi di strumenti giuridici utili all’esercizio della loro professione.

In generale il settore della sicurezza non armata vede impegnati oltre 100.000 operatori (buttafuori, steward, guardie ambientali, servizi fiduciari, portieri, ecc.) tutti meritevoli di essere tutelati da una riforma che rimarchi: ruoli, funzioni e responsabilità. Quanto sopra è da esaminare alla luce delle attuali esigenze del mercato e di una visione europeista, capace di mettere al centro l’utilità sociale di queste professioni.

Il problema dell’abusivismo

Come già detto, esistono varie forme di abusivismo relative sia ai locali di pubblico intrattenimento che agli Addetti al Servizio di Controllo.

Spesso vengono usate figure “Alternative” quali addetto al Servizio Antincendio, addetto alla Safety, BLSD, Accoglienza, ecc… per le funzioni di ASC. Ciò viene fatto tanto dalle Agenzie quanto dai proprietari di locali di pubblico intrattenimento, i quali (probabilmente inconsapevoli delle “regolamentazioni normative”) sono costretti a operare in questo modo per restare sul mercato. Queste modalità sono spesso tollerate dagli organi di controllo, che non prendono provvedimenti idonei pur essendo a conoscenza del problema.

L’inevitabile conseguenza è l’aumento indiscriminato di personale non autorizzato che espleta la funzione di ASC.

Così facendo, si amplifica il danno economico alle Agenzie autorizzate che, per essere competitive, si vedono obbligate a presentare preventivi incongrui che non permettono di assumere il personale con gli inquadramenti leciti e regolari previsti dalle leggi.

Inoltre, molti locali non adibiti al pubblico intrattenimento, come le discoteche, spesso si improvvisano come tali; come noto le predette discoteche sono soggette ad una normativa ferrea relativa alle autorizzazioni previste dalla legge.

Il fenomeno è noto: molti bar/ristoranti, dopo un certo orario, spostano gli arredi per permettere agli avventori di ballare.
I clienti non pagano un regolare biglietto di ingresso ed il guadagno del titolare avviene sulla vendita di bibite ed alcolici; inoltre, in violazione delle norme imposte dai Vigili del Fuoco (CPI, uscite di sicurezza, numero di avventori, ecc…) il locale si riempie oltre la capienza consentita. A questo si aggiunge un’evasione fiscale specifica, in quanto i titolari di questi locali non pagano quanto dovuto alla SIAE, spesso non rilasciano scontrini fiscali e frequentemente si avvalgono della collaborazione di personale non regolarmente assunto.

Nello specifico, è capitato che le più grosse e note discoteche venissero chiuse a causa di una crisi derivante dalla nascita indiscriminata di tali locali.

Mentre le discoteche sono spesso soggette a controlli, sia per quanto riguarda il piano antincendio che per l’uso di ASC, i vari bar e ristoranti che si improvvisano discoteche non subiscono alcun controllo.

Questo comporta un aumento del rischio in caso di incendio o di rapida evacuazione causata da qualsiasi motivo; la limitazione delle uscite di sicurezza – legata soprattutto alla capienza del locale – potrebbe provocare, in caso di panico, seri problemi agli avventori.

Capita anche che questi locali si avvalgano di ASC non decretati (e verosimilmente pregiudicati) che conoscono la malavita locale e garantiscono che non accadano “incidenti”.

 

Articolo a cura di Paolo Crivelli

Profilo Autore

Paolo Angelo Crivelli dal 2013 è uno degli Amministratori di I.G.S.S. S.r.l. con sede a Livorno, titolare delle licenze prefettizie (134 T.U.L.P.S. e L. 397/2000)
Già Ufficiale dei Carabinieri è stato Vice-Comandante presso un Istituto di Vigilanza della Provincia di Milano per tre anni.
Nel 1987 inizia la sua esperienza nella G.d.A. gestendo prima la Sicurezza e Tutela del Patrimonio nord Italia della G.S. S.p.A. (Società Generale Supermercati), inglobata nel gruppo S.M.E., e poi la Tutela del Patrimonio e Servizi Generali di Postalmarket S.p.A. dove si occupa principalmente delle truffe inerenti le carte di credito.

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