Come garantire la sicurezza dei lavoratori all’estero
Scenario Italiano
La situazione contingente che stiamo vivendo – unitamente al dinamismo dei mercati in cui le imprese italiane si trovano ad operare e al persistere della delocalizzazione dell’intero ciclo produttivo – necessita un’organizzazione sistematica e prudente delle attività lavorative, al fine di tutelare la sicurezza dei lavoratori che svolgono la loro prestazione al di fuori del territorio nazionale. Sicurezza che, quanto meno, deve avere lo stesso grado di efficacia che l’ordinamento nazionale riconosce nel nostro Paese. Tale esigenza trova il proprio fondamento nella costituzione della Repubblica italiana e risulta oggi ancor più urgente, in considerazione dei numerosi e mutevoli rischi che interessano molti territori, caratterizzati, oltre che della pandemia, dal dilagare di fenomeni terroristici, di instabilità politica e sociale e, a seconda delle diverse latitudini, delle condizioni ambientali e sanitarie precarie.
Ad oggi, la maggior parte delle organizzazioni risultano avere una scarsa consapevolezza dei potenziali impatti dei rischi di viaggio, evidenziando come sia urgente avere strumenti che possano tutelare sia il dipendente all’estero sia il datore di lavoro in patria. Il Covid ha messo ulteriormente in evidenza la necessità di gestione dei rischi associati ai viaggi/trasferte di lavoro e ha reso evidente che una corretta gestione dei rischi di viaggio implica una gestione a 360°. Si tratta non solo della mappatura del Paese di destinazione in termini socio-economico-politici, bensì anche quegli aspetti spesso trascurati di natura normativa, religiosa e culturale che possono compromettere la sicurezza del lavoratore.
È quanto mai urgente, per i professionisti di Risk Management e Business Continuity, supportare le nostre PMI carenti di formazione in termini di rischi di viaggio e di risorse economiche insufficienti a gestire questa problematica e impossibilitate a garantirsi all’interno dell’organizzazione di figure quali Security Officer, Travel Risk Manager.
È in quest’ottica che si sta finalizzando la ISO 31030 “Travel Risk Management guide lines” – che sarà rilasciata entro la fine dell’anno corrente: si tratta di uno standard internazionale univoco sui rischi di viaggio che porrà le basi per la costruzione e la diffusione della cultura di Travel Risk Management.
Il lavoratore all’estero: obblighi per il datore di lavoro
Il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare in modo specifico i rischi che possono derivare non solo dallo svolgimento delle rispettive mansioni, ma anche dal luogo ove queste mansioni vengono svolte.
Partendo dal presupposto che il viaggio, di per sé, è un rischio, è fondamentale valutarne la durata complessiva, il numero di scali, la possibilità che ci si trovi dinnanzi a mezzi di trasporto poco sicuri, la maggiore o minore difficoltà di adattamento fisico agli eventuali cambi di fuso orario, ecc. Inoltre, il datore di lavoro dovrà considerare, non solo il rischio che il lavoratore si troverà ad affrontare non solo durante le ore in cui lavora, ma anche durante il tempo libero di cui disporrà nel corso delle trasferte.
Di seguito un elenco di fattori che possono essere una buona base di partenza in un’ottica di gestione dei rischi di viaggio.
Criminalità – In molte zone del mondo, il tasso di criminalità è molto superiore a quello italiano a fronte di una minore efficacia e al tasso di corruzione delle forze dell’ordine. Pertanto, le organizzazioni devono adottare misure ad hoc per proteggere il lavoratore da eventuali rapine, sequestri o aggressioni.
Terrorismo & estremismo religioso – A differenza della criminalità comune, il terrorismo non ha in genere come obiettivo il lavoratore, il quale, tuttavia, può trovarsi casualmente in un luogo scelto dai terroristi in quanto simbolico o perché vi si trovano persone che sono i veri obiettivi che i terroristi intendono colpire. Ne consegue che, il lavoratore potrebbe essere coinvolto in modo casuale nell’attacco terroristico. Inoltre, l’estremismo di origine religiosa rappresenta un altro concreto rischio per tutti i lavoratori occidentali che operano in aree dove questo fenomeno è radicato oppure è in fase di espansione. Pertanto, il datore di lavoro dovrà prestare particolarmente cura nella scelta delle destinazioni, dei tempi e nella scelta degli alloggi e dare disposizioni precise al lavoratore occidentale sui luoghi comunque da evitare.
Salute – Le organizzazioni – oltre alle misure da osservare imposte in questi mesi dal dilagare della pandemia da Covid-19 e che impone di ridurre al minimo trasferte di lavoro – devono dimostrare di essere in grado di gestire rischio salute nelle trasferte di lavoro. Di fatto, in molti Paesi, attività o situazioni per noi quotidiane possono avere conseguenze drammatiche sulla salute. La prima attenzione che il datore di lavoro deve porsi, ancor prima della partenza del lavoratore, è la problematica delle vaccinazioni o delle profilassi necessarie in certi Paesi e la verifica della compatibilità come le condizioni di salute e di vita del lavoratore. Inoltre, molti Paesi – in certe latitudini – non dispongono di strutture sanitarie efficienti in grado di far fronte a eventuali emergenze, per cui anche il più piccolo e banale infortunio o malore potrebbe avere conseguenze molto gravi.
Calamità naturali & eventi metereologici estremi – È necessario valutare i rischi geo-metereologici – i.e. rischio sismico, idrogeologico, valanghe, vulcani, uragani, cicloni, tsunami, tempeste tropicali – dato che trattasi di aspetti che, inevitabilmente, impattano sulla attività lavorativa e sugli spostamenti del personale all’estero.
Clima – È necessario tenere in considerazione il cosiddetto “rischio differenziale”, i.e. il rischio derivante dal clima che, talvolta, differisce in modo consistente da quello da cui il lavoratore proviene con riferimento anche alle stagioni. Pertanto, diventa prioritario considerare non solo il fattore clima del Paese di destinazione, ma anche il periodo dell’anno in cui la trasferta si verifica.
Ambiente – Il datore di lavoro deve assicurarsi che il lavoratore all’estero sia consapevole che, a certe latitudini, anche nelle grandi città e nelle aree industriali africane o asiatiche o sud-americane, i sistemi di riscaldamento, di alimentazione industriale e dei mezzi di trasporto sono basati su standard ambientali meno stringenti rispetto a quelli vigenti in Europa. Pertanto, le organizzazioni devono prestare particolare attenzione a come gestire al meglio ogni attività che comporti, durante la trasferta all’estero, il permanere per molte ore in ambienti inquinati, dato che, nel lungo termine, ciò può impattare sulla salute del lavoratore.
Alimenti – La sicurezza degli alimenti è fondamentale in termini di maggiore o minore facilità di garantire al lavoratore un’alimentazione quotidiana che risponda alle sue specifiche esigenze sia di salute (es. patologie, allergie, intolleranze) sia personali sia culturali.
Comunicazioni – In alcuni Paesi, il rischio comunicazione non è da sottovalutare. ll datore di lavoro deve assicurarsi che siano garantite – sia in condizioni di normale lavoro sia in emergenza – comunicazioni periodiche, affidabili e riservate tanto con i referenti in loco quanto con i referenti e siano parimenti garantiti i contatti con i familiari in Italia.
Mobilità – L’utilizzo di mezzi di trasporto non completamente affidabili, come abbiamo prima accennato, o infrastrutture carenti, oppure un’inadeguata regolamentazione dei trasporti, possono comportare rischi per il lavoratore all’estero e vanno preventivamente considerati in termini di attività lavorative, di tempo libero e di spostamenti.
Stress – Il rischio da stress non va assolutamente sottovalutato dal momento che in certi Paesi il lavoratore è in continuo stato di allerta a fronte delle varie incognite a cui è esposto. Il datore di lavoro, mitigando tutti i possibili fattori di rischio, contribuirà a diminuire lo stress del lavoratore.
Normative Locali – Il datore di lavoro deve assicurarsi che il lavoratore sia debitamente e previamente informato su usi, costumi e soprattutto normative del Paese di destinazione e adotti una condotta conforme ad esse. Di fatto, vi sono attività e comportamenti assolutamente irrilevanti sul piano legale in Italia ed Europa, ma che, in alcuni Paesi, possono essere motivo di arresto sino a comportare una condanna alla pena di morte. Pertanto, è necessario svolgere un’accurata valutazione – senza che questa sconfini nella sfera personale del lavoratore – in termini di aspetto, abbigliamento, abitudini del lavoratore sia durante l’attività lavorativa sia durante il tempo libero.
Inoltre, la presenza di organizzazioni criminali in certi Paesi costituisce una seria minaccia per i lavoratori sia perché può impattare sullo svolgimento delle attività lavorative sia perché potrebbe indurre all’adozione di un comportamento in sé deplorevole non conforme (i.e. corruzione, collusione, ricatti, ecc.) alle leggi locali che spesso prevedono l’erogazione di pene molto severe. Pertanto, anche i pericoli derivanti dalla delinquenza comune non devono essere sottovalutati.
Sicurezza & Salute –Il datore di lavoro deve valutare attentamente il rischio di sicurezza e salute soprattutto in termini di attività che il lavoratore deve svolgere nel paese di destinazione in quanto può differire dal rischio valutato per analoghe attività svolte in Italia, considerando le differenti normative in termini di ambienti di lavoro, impianti elettrici, macchine e attrezzature, ecc.
Ogni organizzazione è auspicabile che adotti, altresì, le necessarie misure di mitigazione per gestire i fattori sopra descritti e, soprattutto, pianificare a priori come far fronte a un’eventuale emergenza sia specifica del lavoratore (es. un infortunio o un problema di salute) sia riferita al Paese ospitante (i.e. sommosse, colpi di stato, atti terroristici, ecc) predisponendo piani, procedure, strumenti e modalità di intervento che garantiscano un immediato e sicuro rientro del lavoratore in patria.
Tutte le procedure di crisi dovrebbero essere riviste e aggiornate su base annuale per tenere conto delle mutevoli situazioni politiche e globali.
Duty of care: cosa deve fare un’organizzazione
Come sino ad ora evidenziato, è di vitale importanza che ogni organizzazione conosca bene l’area in cui si troveranno ad operare i proprio dipendenti. Pertanto, è necessario:
- Predisporre un’attività di indagine per acquisire conoscenze ed esperienze sulle modalità di svolgimento delle attività lavorative in sicurezza
- Formare il personale adeguatamente e sottoporre, prima della trasferta, i lavoratori a visite mediche da parte del medico competente
- Organizzare la security e la necessaria logistica nel Paese in cui si andrà a operare e monitorare e supervisionare continuamente lavoratori in trasferta
- Predisporre, ove necessario, una scorta armata per i trasferimenti nei luoghi dove opereranno i dipendenti
- Costituire, ove possibile, un team competente in crisis management e sviluppare un business continuity plan per poter gestire eventuali situazioni d’emergenza.
Le organizzazioni, le aziende solo in questo modo, possono iniziare a percepire concretamente gli specifici e generici fattori di rischio del Paese dove operano i loro dipendenti ed essere pronte a gestire qualsiasi evenienza. Altresì importante ricordare che gli amministratori di un’organizzazione possono rispondere legalmente ed essere chiamati a risarcire, con il loro patrimonio personale, i danni subiti dal lavoratore in trasferta qualora non siano state adeguatamente predisposte le misure di sicurezza necessarie per prevenire i rischi di infortunio e malattia oltre confine. Vediamo di seguito alcuni aspetti della normativa italiana.
Normativa Italiana
La nostra normativa, in materia salute e sicurezza, prevede precisi obblighi da adottare prima di un viaggio e durante la permanenza di lavoro in un Paese straniero.
Trattasi di disposizioni che proteggono la salute dei lavoratori e a cui il datore di lavoro deve attenersi anche se l’esecuzione del rapporto avviene all’estero. Vediamo le principali:
- Costituzione, agli artt. 2, 32, 35 e 41 (Tutela assoluta della persona umana nella sua integrità psico-fisica)
- Codice Civile, art. 2087 (Obbligo del Datore di Lavoro in tema di “tutela delle condizioni di lavoro”)
- Codice Penale, artt. 6, 9, 10 e 40 co.2 (Rilevanza penale della “condotta omissiva” per le ipotesi di reati commessi all’estero)
- Lgs. 81/08 – Testo Unico Sicurezza sul lavoro (Normativa di dettaglio in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro)
- Lgs. 231/01 -Responsabilità di impresa per reati di “omicidio colposo” o “lesioni gravi o gravissime” commessi in violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Di fatto, è richiesto, da parte del datore di lavoro, il rispetto di queste disposizioni in base alla tipologia del lavoro, dell’esperienza e delle tecniche utilizzata al fine di mettere in sicurezza l’integrità fisica dei lavoratori in trasferta
Assicurazioni
Il datore di lavoro, secondo il legislatore italiano, deve prevedere un’assicurazione per ogni viaggio di andata e ritorno dal luogo di destinazione con le debite coperture in termini di caso di morte o di invalidità permanente, senza dimenticare la protezione del patrimonio personale dei dirigenti da eventuali richieste danni per violazione della normativa di settore.
Si suggerisce, per quanto riguarda i casi di morte, di includere nella polizza il risarcimento, in caso di decesso, ai familiari del lavoratore. Mentre, per quanto riguarda i casi di gravi invalidità, è consigliabile inserire in polizza una somma base a titolo di indennizzo.
Altresì fondamentale verificare che la polizza includa la copertura per: cure urgenti da infortunio, grandi interventi chirurgici, anticipo delle spese di prima necessità, anticipo di cauzione penale, supporto di un legale, soprattutto per eventuali danni derivanti da atti di terrorismo. Inoltre, il datore di lavoro deve verificare quali Paesi sono espressamente esclusi dalla copertura assicurativa in quanto in stato di guerra o sommosse e prevedere di includere nella copertura il trasporto in ambulanza al centro medico di pronto soccorso o chirurgia più vicino e il trasporto del lavoratore in Italia in aereo.
Ogni organizzazione deve considerare la sottoscrizione di un’assicurazione di Responsabilità civile e penale dal momento che, come già anticipato, il management può essere esposto al rischio di dover pagare i danni a fronte di non idonee misure per la protezione e salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori in trasferta all’estero. Ricordiamo che, in termini di normativa internazionale, le misure e gli obblighi previsti dalla legge non possono essere trasferite a soggetti terzi stranieri (committenti lavori, sub-appaltatori, stazioni appaltanti, società di consulenza sulla sicurezza del cantiere dove si svolgono i lavori…); di fatto, se un lavoratore dovesse farsi male, i suoi familiari, gli eredi (in caso di decesso) o addirittura i soci d’impresa potrebbero rifarsi sul patrimonio personale del manager per il recupero delle spese processuali e dei danni pagati all’infortunato a titolo di danno biologico all’integrità psico-fisica. Pertanto, si suggerisce di acquistare una copertura Director & Officer (D&O) per proteggere il patrimonio dell’azienda e degli amministratori da una richiesta danni.
Pur essendo la tutela dei lavoratori fondamentale, è necessario considerare, altresì, ulteriori coperture assicurative in quanto è necessario valutare anche i possibili impatti, sia reputazionali e sia rispetto alla possibile fuga di dati e preziose informazioni, cui il lavoratore e i suoi strumenti informatici sono più esposti proprio quando si trovano fuori sede. Ovvero, il datore di lavoro è in sostanza tenuto ad applicare gli stessi principi generali che regolano la materia in Italia, adattando le misure alla specifica situazione concreta del luogo di lavoro all’estero.
Riflessioni
La gestione dei lavoratori all’estero è, di fatto, un problema complesso che non può essere trattato superficialmente e trascurato. Essa richiede il supporto di provate competenze, capaci di interfacciarsi con le organizzazioni sia aziendali sia governative. Le organizzazioni, in particolare le PMI, non devono farsi trovare impreparate e adottare le misure necessarie per garantire un grado di sicurezza accettabile nei contesti internazionali attuali. Sono necessarie le debite valutazioni dei rischi che, per loro natura, devono essere dinamiche e tempestive negli aggiornamenti e nella specificità delle missioni.
Grazie a una valida raccolta di informazioni, la predisposizione di scheda di rischio paese (contenente informazioni in termini di rischi per la salute e la sicurezza, le principali caratteristiche del paese e le abitudini e i codici locali che devono rispettare) e la formazione ad hoc, l’organizzazione sarà in grado di garantire al lavoratore in trasferta l’adeguata consapevolezza e l’impostazione comportamentale idonea ad evitare empasse o situazioni critiche/rischiose, unitamente a predisporlo all’adozione di un approccio di “mind settings” dato che, in certi paesi, non solo il comportamento è fondamentale, ma può essere proprio l’atteggiamento a fare la differenza.
L’analisi del rischio viaggio/trasferta deve comprendere l’intero processo della missione in modo tale da pianificare correttamente la trasferta e definire le misure e risorse necessarie atte a evitare l’insorgere di rischi e le relative conseguenze. Si tratta, quindi, di valutare attentamente i costi per l’attività “in sicurezza” unitamente ai costi a cui l’organizzazione incorrerebbe per la “non sicurezza”, prevedendo – qualora qualcosa vada storto, nonostante le cautele adottate – un piano di emergenza e di recupero per il lavoratore, opportunamente supportato da coperture assicurative che sono essenziali affinché il “piano di riserva” sia economicamente sostenibile e quindi concretamente attuabile.
Concludendo, in uno scenario di mercati emergenti e di economie di frontiera, le organizzazioni ed i lavoratori all’estero dovrebbero prestare attenzione a gestire i rischi lungo l’intero continuum di rischio aziendale ed internazionale.
Inoltre, la sfida della pandemia Covid-19 ha comportato un continuo evolversi dello scenario globale a fronte anche di improvvisi cambiamenti nelle normative che causano difficoltà nella pianificazione di nuove missioni all’estero. Missioni che sono destinate ad essere caratterizzate da tipi di incarichi più brevi a fronte delle restrizioni di viaggio e dei regolamenti di quarantena. Tuttavia, molti cambiamenti alle politiche e ai processi di mobilità sono già in atto, quindi, le organizzazioni non possono far altro che prepararsi a gestire in modo più strutturato, consapevole, agile e flessibile i rischi di viaggio e trasferta adattandosi al panorama globale in continua evoluzione.
Articolo a cura di Federica Maria Rita Livelli
Certificata in Risk Management (FERMA/ANZIIF certificazioni Iso 3100:2018) & Business Continuity (AMBCI Certification – BCI, UK; CBCP Certification – DRI, Usa), svolge consulenze in Risk Management & Business Continuity oltre ad effettuare un’attività di diffusione e sviluppo della cultura della resilienza presso varie istituzioni e università italiane e straniere. Ricopre anche il ruolo di Training Director presso BeDisruptive Consulting.
Membro de:
· ANRA (Associazione Nazionali Risk Manager & Responsabili Assicurazioni Aziendali) – Membro Comitato Direttivo
· BCI, UK (Associazione Internazionale Business Continuity & Resilience) – Membro del Conduct Committee
· BCI CYBER RESILIENCE SIG – Board Member
· CLUSIT (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) - Membro Comitato Scientifico e Gruppo CLUSIT AIXIA
· ENIA (- Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale) - Membro Comitato Scientifico
· FERMA (Federation of European Risk Management Associations) – Membro of Digital Committee
· UNI (Ente Nazionale Italiano di Normazione) - Rappresentante per ANRA al Comitato Tecnico UNI/CT 016/GL 89 "Gestione dell'innovazione" (ISO/TC 279) (Commissione Tecnica -UNI/CT 016 "Gestione per la qualità e metodi statistici")
Speaker in numerosi seminari e convegni nazionali ed internazionali in riferimento a tematiche di Business Continuity & Risk Management, Resilience , Change Management, Innovazione, Cyber Security, Facility Management & Procurement e Artificial Intelligence
È altresì autrice di numerosi articoli inerenti alle tematiche di Risk Management & Business Continuity, Cybersecurity e Resilience pubblicati da diverse riviste italiane e straniere. Co-autrice de: Report 2020-2021-2022 -2023-2024 CLUSIT-Cyber Security e de “Lo stato in Crisi” ed. Franco Angeli.